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Monte Bianco 4810m, dove nulla è scontato

Seguendo l’escalation delle gite d’alta quota degli ultimi quattro anni, questa volta, per la meta da raggiungere abbiamo voluto puntare al tavolo dei grandi, scegliendo quindi di raggiungere la vetta del Monte Bianco.

Fino all’ultimo non eravamo sicuri di partire, per via delle difficoltà nel prenotare nei vari rifugi lungo le diverse vie di accesso alla vetta. Iniziamo, belli lanciati, a sentire il rifugio Cosmiques per affrontare la “Via dei Tre Monti” per poi trovare posto al rifugio Gouter, punto tappa per la  “via normale”, che però di normale non ha nulla!

Così con, la rivelazione dell’anno, Chiara , il mio omonimo Lorenzo, e l’uomo delle grandi occasioni, Ferra, arriviamo il sabato mattina a Les Houches, per prendere il trenino che da Bellevue porta al Nid d’Aigle.

Già risalendo la valle, con il bucolico trenino, la maestosità dell’ambiente si rivela ai nostri occhi… spazi immensi con pareti di ghiaccio e roccia che  fan subito capire l’ “ostilità” del luogo. 

 

Il gruppo alla partenza, ignari delle fatiche che avremmo dovuto affrontare

Il gruppo alla partenza, ignari delle fatiche che avremmo dovuto affrontare

Risaliamo quindi lungo il ghiaione che porta al Tete Rousse dove mangiamo un boccone (tutta roba chimica si intende, enervit, barrette, frutta secca… tristezza a palate insomma), prima di avvicinarci al tanto temuto “Gran Couloir”, che però pare tranquillo dato che i giorni prima non deve aver piovuto molto (giusto delle scariche di modeste dimensioni ogni 2/3 minuti).

Affrontiamo così l’ultimo settore di rocce esposte e “sfasciume”, prima di arrivare già provati al rifugio Gouter. Il rifugio appare accogliente e i rifugisti pure, peccato per la mancanza di acqua corrente!!!

Riposo vicino al Tete Rousse prima di affrontare l'ultimo tratto per il Gouter

Riposo vicino al Tete Rousse prima di affrontare l’ultimo tratto per il Gouter

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Tratto finale prima di arrivare al Gouter. e riposino al Tete Rousse

Fortunatamente abbiamo giusto un’ora per riposare e “annoiarci” prima di metterci con le gambe sotto al tavolo per la cena. Ovviamente e giustamente il menù non è ricchissimo, c’è giusto modo di apprezzare un dolcetto alla fine per dare una botta di spirito prima di andare a dormire.

La luce del tramonto ci regala visioni uniche

La luce del tramonto ci regala visioni uniche

Ovviamente sveglia presto, colazione (veloce per i francesi, un po’ più tranquilla per noi e gli spagnoli presenti), e poi via, ramponi, corda, picozza, cordini vari e si calpesta la dura neve del ghiacciaio. Muovere i primi passi al buio, su ghiacciaio, con vista sulle luci di una Chamonix addormentata, già mi basta per ripagarmi di tutti gli sforzi. Arrivati al Dome du Gouter cominciano ad intravedersi i primi raggi di sole ma fino al bivacco Vallot “brancoliamo” ancora nel buio. La sera prima avevo dato uno sguardo alla cartina del rifugio e con occhio geologico immaginavo che l’ultima parte sarebbe stata la più impegnativa, ebbene, la vista dal bivacco ha confermato i miei timori. Vediamo subito la vetta e notiamo soprattutto le varie creste che ci separano dalla meta. Quindi, giù il crapone e iniziamo a incamminarci piano piano per affrontare l’ultimo tratto. Il freddo si sente, la minore quantità di ossigeno pure, infatti, quando mi fermo nei vari pianori, per aspettare Magna, chiudo gli occhi senza accorgermene e devo sforzarmi di non fare dei pisolini in piedi.

Perlomeno le gambe rispondono bene e di capogiri non ne avverto.

Partenza al buio!

Partenza al buio!

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Visuali notturne

Visuali notturne

Per qualcuno è ancora buio, all'ombra del Monte Bianco

Per qualcuno è ancora notte, all’ombra del Monte Bianco

La vetta però sembra non arrivare mai, la vedi ma non sembra avvicinarsi. Finalmente, verso le otto circa, vediamo il panettone della cima baciata dai primi raggi del sole, ma fatichiamo a realizzare l’obiettivo raggiunto, freddo e vento ci permettono appena di complimentarci a vicenda e  scattare le foto di rito, per poi iniziare la discesa.

 

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Le foto di Rito in Vetta! nella foto di gruppo da destra verso sinistra, Ferra, Magna, Chiara e il sottoscritto

Le foto di rito in vetta! nella foto di gruppo da destra verso sinistra, Ferra, Magna, Chiara e il sottoscritto

Qui comincia il calvario, tutto sembra vicino ma in realtà è lontanissimo. Durante la discesa lungo il ghiacciaio iniziamo a sentire la stanchezza, siamo già in giro da 8 ore quando raggiungiamo il Gouter per riposarci un attimo. Sarcasticamente il rifugista risponde con un “Ottima scelta”, quando gli dico che saremmo scesi direttamente a Les Houches il giorno stesso, senza fermarci a dormire di nuovo lì.

Riavvicinandoci al Tete Rousse incontriamo un “Gran Couloir” un po’ più nervosetto del giorno prima. Impieghiamo un’ora ad attraversarlo, aspettando il momento più sicuro. Dopodiché ci torna il sorriso sul volto al pensiero che solo un’ora di cammino, circa,  ci separa dal Nid d’Aigle e dalla macchina per tornare a casa.

Per concludere volevo fare una riflessione legandomi al titolo di questo post e quanto detto riguardo la “Via Normale” al Monte Bianco; è un ambiente che ho apprezzato molto, aspro e difficile, in cui appunto nulla è scontato, e dove soprattutto la natura regna sovrana e l’uomo è una formichina indifesa; a partire dall’avvicinamento al rifugio (che è una gita a sé stante di per se ) fino al raggiungimento della vetta, ogni cosa è più complicata rispetto alle altre gite che ho affrontato e grazie a questo ho tratto maggiore soddisfazione nel completarla.

Ma soprattutto, non posso non spendere due parole sui compagni di questa avventura, a partire dalla quota rosa del gruppo, Chiara, che era la più in forma di tutti, Ferra, il socio della montagna e ormai etichettato come l’uomo delle grandi occasioni, e Magna, che nonostante la fatica e i problemi legati alla quota ha tenuto duro fino alla fine senza mai mollare, con grande tenacia.

E ovviamente… ammetto che abbiamo avuto una gran botta di c@#o ad arrivare in vetta al bianco al primo tentativo e con un meteo così clemente!!!!!

 

Lorenzo

2 Commenti a "Monte Bianco 4810m, dove nulla è scontato"

  1. Nando scrive:

    Bellissimo racconto e foto fantastiche! Mi avete riportato in vetta a 10 anni di distanza! Proud of you guys!

    Diga all’uomo delle grandi occasioni de fas vet de piò in montagna però!

    :-)

    Grandi!

  2. Gianlu scrive:

    Complimenti bravissimi viva il Gap

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