CAMBIA LINGUA

Torre Fiechl, Via Tanesini (IV)

Tra una sciata e l’altra, da tempo ci rinchiudiamo nei box, in palestre e sale boulder a “tirare” gli avambracci sulle prese di plastica iniziando a fantasticare sulla prossima stagione di arrampicata.
Nel gruppo c’è un bel fermento di giovani motivati e non si fa altro che parlare di vie, di gradi, di stile e naturalmente di dolomiti, regine incontrastate dell’arrampicata “Classica”.
Di conseguenza mi è venuto voglia di raccontare questa salita, da un po’ di tempo parcheggiata nell’angolo del mio cervello adibito a “cose da fare”.
La torre Fiechl è una dei miei tre piccoli gioielli dolomitici della passata stagione, che è stata troppo piena di pioggia ed acqua per essere pienamente soddisfacente.
L’abbiamo affrontata io e Alfio in una bella giornata di sole, davanti a noi due sole cordate. Una veloce ed efficace, l’altra lenta e impacciata.
La via parte con una bella rampa, di roccia sana ma un po’ sporca. Dopo tre tiri, si entra nelle difficoltà vere, la roccia si raddrizza e diventa meno proteggibile. E’ in questo tratto che raggiungiamo la cordata lenta. Sono probabilmente austriaci e giocano al tiro al piattello facendoci cascare in testa un discreto numero di sassi. Protestiamo civilmente, in tedesco per sembrare più incazzati.
Una volta raggiunti scopriamo che stanno scalando con gli scarponi, con un unica corda e sono in tre! Uno stile decisamente vintage e piuttosto azzardato. Non sembrano nemmeno troppo esperti. La via è un IV pieno con passaggi di tutto rispetto.
Dei matti!
Purtroppo non riusciamo a superarli, o meglio preferiamo tenerli a debita distanza per non incontrare problemi.
Fortunatamente evitano l’ultimo tiro che porta in Vetta e iniziano a scendere.
Anche la cordata veloce, guida e cliente, è già nelle fase delle “doppie”.
Meglio così, raggiungiamo la cima, da soli e dato che è 2 mq scarsi stiamo comodi.
Firmiamo il libro di vetta e con nostro stupore scopriamo che la guida col cliente era il mitico, Bernardi, autore di 3 guide di arrampicata, i nostri personali oracoli che consultiamo con devozione!
Ci godiamo il vertiginoso panorama e poi scendiamo entusiasti della fugace apparizione, convinti di raggiungerlo, magari per salutarlo.
Lui scompare in pochi minuti, noi scopriamo che la discesa è molto meno intuitiva di quello che sembra. Ho anche la fortunata intuizione di stoppare un sasso con lo stinco procurandomi un taglio di tutto rispetto, per aggiungere “pathos” alla giornata.
Una altra bella avventura in compagnia dell’amico Alfio.
Presto torneremo in dolomiti, desiderosi di misurarci su queste pareti.Vecchi lupi di mare e giovani amici.

Nel frattempo, giriamo sulla plastica con in testa il motto dei local orobici.
“Allenarsi”.

Sassolungo dalla parete
Alfio nel primo tiri di IV, si protegge con maestria

 

Io nei tiri centrali e i “simpatici” amici austriaci

 

Pose plastiche

 

In uscita e foto di vetta

 

Ecco la firma del mitico Bernardi e il nostro saluto!

Nella vità l’importante è rimanere coi piedi per terra

Doppie, poi…molto poi..casa.

La via (più o meno)

 

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