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Inizio di stagione sul verrucano di Rogno.

Reduce da un week-end passato nella valle del Sarca, vicino ad Arco di Trento, senza però ‒ e mi vergogno un po’ a dirlo ‒ aver scalato nulla; non vi nascondo che, sebbene abbia passato una bellissima domenica, sono rimasto con la voglia di arrampicare. Una specie di prurito mi saliva incrociando persone con la corda in spalla, o gettando lo sguardo sulle splendide placche di calcare grigie e gialle che sovrastano la vallata. Colgo quindi l’occasione per completare il racconto sull’uscita della scorsa domenica e pubblicare il mio primo post sul blog.

08/05/2016

Domenica, ore 6:30 del mattino, suona la sveglia. In un qualsiasi giorno della settimana avrei maledetto questo momento, ma oggi mi alzo volentieri, mentre fuori albeggia mostrando un cielo abbastanza terso. Il ritrovo, come di consuetudine, è alle 7 alla sede GAP. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per quella che si preannuncia essere una splendida giornata di arrampicata; destinazione: Rogno. Ha finalmente inizio la stagione delle vie! Mi stimola l’idea di arrampicare sul verrucano, la roccia rossastra di Rogno dalle caratteristiche simili al granito, e che perciò richiede una tecnica di arrampicata in aderenza molto diversa da quella sviluppata sul più familiare (ma comunque bellissimo) calcare. L’idea, considerata la brevità delle vie in loco, è quella di concatenarne almeno un paio.

Carichiamo quindi il materiale in macchina e partiamo. Siamo tutti piuttosto assonnati, e l’ipnotico assolo di percussioni di Soul Sacrifice ci fa da colonna sonora durante il viaggio in macchina, conciliando anche il riposo di Nando sul sedile posteriore.

Dopo il breve avvicinamento lungo il sentiero, sul quale incrociamo diverse altre cordate, raggiungiamo l’ultimo pilastro (corno pagano) e attacchiamo la prima delle due vie che scaleremo. La scelta è ricaduta su Ramarro, una via che, a mio parere, offre un’arrampicata estremamente varia nonostante la sua brevità (tre tiri, che sono diventati quattro perché abbiamo smezzato l’ultimo).

La via è un quinto grado impegnativo e mai banale, anche considerando il fatto che, pur essendo abbastanza allenati, su questa tipologia di roccia non siamo minimamente abituati a scalare; il che è anche uno dei motivi che ci ha portati qui: provare qualcosa di diverso, qualcosa di simile alla scalata su granito, per magari (chissà) ingaggiarsi in qualche via più impegnativa su questo tipo di roccia nel corso della stagione.

Il primo tiro non ci concede riscaldamento: una placca appoggiata, con un passo finale obbligato piuttosto delicato, sul quale Elia si destreggia senza problemi, confermando di essere in gran forma (scalerà da primo anche gli altri due tiri della via e i primi due di Pastasciutta).

Il secondo tiro è decisamente il più bello di questa simpatica via. Dopo un ingaggioso passo iniziale su fessura, si supera una placchetta e si aggira uno strapiombo passando da sinistra, con dei movimenti abbastanza atletici.

Elia sul secondo tiro di Ramarro

Elia sul secondo tiro di Ramarro

Dopo un terzo e un quarto tiro meno difficili ma comunque molto belli, siamo fuori dalla via, e imbocchiamo il sentiero che, scendendo, ci riporta al pilastro dei Pitoti, dove attacchiamo la già più volte ripetuta Pastasciutta e scaloppine.

Nonostante questa via sia stata ripetuta centinaia di volte, la roccia offre lo stesso un’aderenza fantastica. A differenza del calcare, non ci sono tacche e buchi evidenti; bisogna salire in aderenza “fidandosi” dei piedi. Sulle placche, neanche per le mani ci sono molti appigli, fanno eccezione sporadiche fessure e numerosi cristalli di quarzo incastonati nella roccia, che possono costituire dei piacevoli inviti per le dita.

La texture del verrucano, la roccia caratteristica di Rogno

La texture del verrucano, la roccia caratteristica di Rogno

Dopo il primo tiro Elia mi propone di scambiarmi con lui e di tirare da primo; accetto di buon grado, e qualche minuto ed un paio di manovre più tardi mi ritrovo a scalare da primo in via. Per la prima volta sperimento il feeling, decisamente diverso dalla falesia, di avere gli spit a 6-7 metri di distanza. Arrampico con attenzione, ma non mi sento in ansia per la chiodatura lunga. Il grado facile, la giornata perfetta, e l’affiatamento con i compagni di cordata mi fanno sentire davvero a mio agio, e l’arrampicata è puro godimento. All’uscita della via, dopo aver improvvisato una sosta su di un albero ed uno sperone di roccia, recupero Nando ed Elia. Seguono la consueta stretta di mano e il rito della foto di vetta.

All'inizio del quarto tiro di Pastasciutta e scaloppine

All’inizio del quarto tiro di Pastasciutta e scaloppine

Il rituale autoscatto di vetta

Il rituale autoscatto di vetta

In una ventina di minuti scendiamo lungo il sentiero, disarrampicando in alcuni tratti con l’aiuto di cordoni fissi. Ci concediamo un pranzo frugale, seguito da un caffè, nell’unico bar di Rogno aperto la domenica pomeriggio. Nonostante la stanchezza, durante il viaggio di ritorno il mood è ancora alto, e la voglia di arrampicare è ancora forte come quando siamo partiti. Si parla, tra le altre cose, anche degli obiettivi dolomitici di questa stagione, che è iniziata bene, e si spera prosegua anche meglio. Alé!

Alessandro

Un commento a "Inizio di stagione sul verrucano di Rogno."

  1. Nando scrive:

    Grazie Ale, che hai taciuto le mie condizioni psicofisiche..che classe! :-D
    Gradi da Capocordata ampiamente meritati, per quanto fatto vedere sin qui!!
    Da “veterano” è davvero una bella soddisfazione vedere quanto siete maturati tecnicamente e mentalmente! Sarà sempre più dura starvi dietro!
    Allenarsi!
    Nando

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