CAMBIA LINGUA

Passioni Verticali. In montagna, in gruppo.

“Ohana means nobody gets left behind, or forgotten” Lilo and Stitch.

Terzo appuntamento con i ragazzi di Isengard di Torre de Roveri: il programma, dopo la giornata al parco avventura e il pomeriggio alla falesia di Casazza, prevede una escursione con pernottamento in rifugio.

Nei giorni precedenti veniamo presi da un po’ di dubbi sulla meta ideale di questa gita: memori della neve, ancora abbondante, trovata due anni fa a giugno inoltrato al Lago Nero, decidiamo di spostarci un po’ e di appoggiarci al rifugio Colombè, gestito dagli amici dell’Operazione Mato Grosso.

E’ un dolce sabato pomeriggio di fine maggio, si riempiono con attenzione gli zaini, si preparano gli scarponcini, si arriva in sede. Pronti. Antonia ci sta già aspettando con tutta la sua travolgente allegria e carica di borse, zaino e pacchetti. C’è già l’aria di festa. Sarà che sembra sempre festa quando si sta bene insieme. I ragazzi arrivano alla spicciolata, accompagnati da genitori che mi sembrano sempre un po’ emozionati, o preoccupati, nel lasciare che i “piccoli” si allontanino per una notte fuori. Eppure questi visi li vedo tutti gli anni: sono pur sempre una prof, e i ragazzi in gita li porto sempre volentieri, che sia per andare in rifugio o altrove. E capisco che sia emozionante vedere il proprio figlio che va, anche solo per una notte, anche vicino, ma a fare una cosa da “grande”, a dormire in rifugio, senza la presenza rassicurante di papà e mamma.

Ultime raccomandazioni, e si parte. Nel cielo splende un sole caldissimo, si ha voglia di arrivare, si sente la fretta di mettersi a camminare. Il viaggio dell’andata è sempre carico di attese, i ragazzi sono elettrici, è come se questi chilometri in macchina fossero uno steccato da superare, con un balzo, per entrare nella giornata vera: quella che inizierà soltanto nel parcheggio, quando ci si mette lo zaino sulle spalle e si inizia a camminare.

Il Pizzo Badile Camuno, a guardia della Val Camonica

Il Pizzo Badile Camuno, a guardia della Val Camonica

Il percorso è comodo ma come sempre ci sono le “gazzelle” e le “lumachine”, poi ci sono anche le necessità tecniche di Willi che, carico di  macchine fotografiche cavalletti e diavolerie tecniche varie fa la staffetta avanti e indietro, insomma è sempre una baraonda andare in giro con un gruppo. Eppure è proprio qui che si misura la distanza tra andare in montagna “in tanti” e andare in montagna “in gruppo”: non siamo un insieme di otto ragazzini e cinque adulti che li accompagnano; siamo un gruppo. Siamo un gruppo e le “gazzelle” fanno i loro balzi avanti e poi aspettano. Siamo un gruppo e chi fa più fatica può sempre contare su qualcuno che lo prenda per mano e gli renda meno dura la salita. Siamo un gruppo e chi ha la responsabilità che le cose vadano bene cerca di organizzarsi al meglio, perché le cose vadano davvero bene, non lasciando nessuno da solo, alternandosi, gestendo la camminata che è piacevole e tiepida. L’arrivo al rifugio è rigorosamente di corsa, c’è ancora luce, c’è un pallone e un campo di pallavolo, ci sono otto ragazzini e, magicamente, le energie tornano anche a chi fino a un momento prima giurava di non avere più la forza di fare un passo, neanche uno solo, piuttosto dormo qui. È una bella serata di festa, i rifugisti (e il presidente Gigi) ci accolgono e ci prepariamo per la cena e la notte, mentre fuori sorge una luna piena e bellissima.

Relax a Cena

Relax a Cena

Il Rifugio Colombè, versione romantica

Il Rifugio Colombè, versione romantica

Dopo una piacevole presentazione del progetto degli amici dell’Operazione Mato Grosso siamo pronti per riposare, per recuperare le energie in vista della giornata di domenica.

L’alba che tinge di rosa la roccia della Concarena è silenziosa e bellissima ma..giustamente i ragazzi alle sei dormono ancora! Chiudo gli scuri della finestra e lascio che i nostri avventurieri si riposino ancora un po’.. grandi e piccoli.

La mattina è tersa e l’aria frizzante quando scendiamo a fare colazione e a presentare il programma della giornata, organizzato con i preziosi consigli di Gigi, che ci da qualche indicazione e ci saluta, ci ritroveremo più tardi, al ritorno. La giornata di oggi prevede di raggiungere la cima dell’omonimo Colombè, la facile vetta che ci sovrasta. Qualche tornante nel bosco ombroso, poi gli alberi lasciano spazio a radi cespugli e poi all’erba. Oggi la fatica è più importante, soprattutto per chi ha recuperato meno la salita del giorno prima.

Gigi ci accompagna fino all'uscita del bosco

Gigi ci accompagna fino all’uscita del bosco

Ancora freschi e riposati

Ancora freschi e riposati

Nando apre la via e guida l’avangardia, Willi galoppa su e giù a occuparsi delle riprese, io chiudo la pattuglia, e due mani a volte mi sembrano poche. Eppure è dolce anche chiudere il gruppo. Per chi come me è geneticamente sprovvisto di spirito competitivo, essere avanti o indietro non ha mai importato molto. Mi è sempre stato molto più a cuore il senso delle cose, del loro ordine. E questo senso, questa motivazione, la ritrovo molto più qui, a mettere le mie mani a disposizione di chi ne ha bisogno, anche solo per un passo. E poi senza correre c’è più tempo per pensare. E per guardare.

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Mano nella mano, a disposizione..

Verso il Colombè e Barbignaga

..verso il Colombè e Barbignaga

A un passo dalla vetta ci viene anche a trovare un’aquila (o qualunque tipo di rapace fosse, siamo troppo inesperti per riconoscerla), volteggia leggera sulle nostre teste. Cavalca una corrente che la porti più in alto, gira proprio sulla mia testa, vicina, vicinissima, la vedo piegare la testa e guardarci, è un saluto. A presto, ci rivedremo ancora.

Si vola alti

Si vola alti

È una gioia essere in vetta tutti, tutti insieme. È una gioia vedere i ragazzi che si avvicendano sul punto più panoramico per farsi scattare la foto di rito, come quelli veri, appunto. Che finirà in una foto profilo, inviata a qualche amico su wapp, un pezzettino di questa esperienza che si porteranno nella loro vita di adolescenti nel 2016, che non è né meglio né peggio di quella che abbiamo vissuto noi, qualche (…) anno fa, è solo diversa.

Tutti in Vetta al  Colombè, bel risultato di gruppo.

Tutti in Vetta al Colombè, bel risultato di gruppo.

Decidiamo che il gruppo si separi in due tronconi: chi ha voglia di salire ancora sale su una vetta vicina, con Nando, Willi e Andrea, chi preferisce iniziare a scendere si avvia con me e Antonia. Ci ritroviamo sotto, tornati al rifugio, il gruppo si ricompatta e ci riposiamo, recuperando le ultime forze per la discesa che ci separa dalle macchine e dal rientro a casa.

In vetta al Barbignaga

In vetta al Barbignaga 2367 m

Dalla vetta lo sguardo spazia sulla bassa Val Camonica

Dalla vetta lo sguardo spazia sulla bassa Val Camonica

Il tragitto che ci aspetta è facile, si scende chiacchierando, un po’ stanchi ma felici dei momenti trascorsi, che ripagano ampiamente la fatica della salita e il sacrificio. Mi affianca una delle ragazze che è salita alla seconda cima, le chiedo come è andata, se è felice, le dico che sono contenta, che avrei voluto andarci anche io con loro; mi guarda e mi chiede, semplicemente, perché non l’ho fatto. “Perché sono saliti in tre, io e Antonia dovevamo stare con gli altri e iniziare a scendere”. Mi guarda un secondo, e capisco che ha capito. E spero di averle lasciato qualcosa, perché non si insegna se non con l’esempio.

Dal parcheggio, qualche tornante ed è subito sonno, le ragazze nei sedili dietro della macchina parlottano, poi le chiacchiere si spengono, si sonnecchia. Si torna sempre un po’ stanchi ma un po’ più ricchi, da queste giornate vissute così intensamente. Io torno sempre un po’ più felice, un po’ più serena. Con più voglia di dire grazie a chi divide con me la strada, che sia per due giorni o per molto più tempo: quindi grazie a Antonia, Andrea, Jacopo, Emma, Daniele, Davide, Vittorio, Marco, Linda, Angelica, Willi, Nando.

Alla prossima.

Anna

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