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Monte Grabiasca e Diavolo di Tenda (quasi). Un week end che profuma di avventura

Tutto ha avuto inizio con un libro, ma non un romanzo o un saggio, tutto ha avuto inizio con una guida, una guida di scialpinismo ricevuta in regalo da mio padre per il Natale di qualche anno fa.

Era una guida fin troppo ambiziosa per il me di allora, “Scialpinismo e freeride” il titolo, una raccolta di gite trentine che prevedono quasi esclusivamente itinerari su pendii ripidi ed esposti. Allora per me sembrava impossibile poter fare certe gite, vuoi per l’esperienza vuoi per la capacità tecnica di affrontare certi itinerari, ma anche per le località in cui si trovavano i percorsi suggeriti.

Passa poco meno di un anno e mi trovo davanti un’altra guida, che questa volta sembra più “accessibile”, una guida sulle gite scialpinistiche in Orobie. “Be dai, almeno queste sono un po’ più abbordabili” penso e così non esito a comprarla. Inizio subito a sfogliarla e mi accorgo che dalle nostre parti si possono trovare percorsi molto affascinanti e per nulla banali. Dopo averla letta tutta però, alcune gite mi colpiscono più di altre, tra cui molte in Val Brembana.

Scopro così che la conca del Calvi è un ottimo posto per fare moltissime gite, a costo però di dormire una notte nel locale invernale del rifugio. L’idea subito mi stuzzica, soprattutto perché il tutto profuma di avventura, come in quei film della Red Bull che vedo ogni tanto per sognare un po’.

Ho dovuto far passare un paio di stagioni secche, ma finalmente quest’anno i tempi erano maturi e ho colto l’attimo.

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