CAMBIA LINGUA

Zucco Pesciola: via Gasparotto

Via d’altri tempi questa Gasparotto sui Piani di Bobbio: sulla carta abbastanza semplice, invece un’arrampicata a cui abbiamo un poco perso l’abitudine: fessure, canalini, diedri, camino, roccia a volte sfuggente, passi di quarto grado non proprio semplici, con l’aggiunta del bel vento da nord che ha tenuto sgombro e terso il cielo tutto il giorno, ma ci ha fatto congelare un poco.
Anche le attese all’attacco e sulla via ricordano i tempi andati… quasi me le ero scordate… d’altronde non c’erano alternative partendo non proprio all’alba.
La compagnia ha contribuito a rendere piacevole questa salita, con Chiara in giornata più che positiva e due giovani ragazze di Milano, Erica e Francesca, in una cordata tutta femminile, con cui abbiamo praticamente condiviso tutta la salita: dopo l’iniziale approccio con il “lei” (rivolto naturalmente a me!!!) si sono sciolte, relegandomi comunque alla figura del vecchio e saggio “zio”… in attesa di giovanotti di belle speranze, sicuramente altrove impegnati…
PS Naturalmente d’altri tempi anche la coda di rientro dalla Val Brembana!!!

Presolana, Spigolo Sud, 22/05/2011

Dopo mesi di palestra, arrampicata sintetica, falesie più o meno difficili e un paio di vie in ambiente, finalmente la prima vera salita “alpinistica” della stagione. Come inizio non potevamo che optare per il mitico Spigolo Sud, la via dei fratelli Longo. Classicissima, ma sempre interessante. Considerato il meteo poco promettente e la neve nel canale Bendotti l’ipotesi è calarsi dalla via, senza arrivare in vetta.

La prima differenza tra una via in falesia e una in montagna è sicuramente l’avvicinamento.

Un ora e mezza per arrivare all’attacco, ad esempio. Carico come un mulo e non molto allenato non ho scelta…prendo il mio ritmo e cerco di salire costante con passo scialpinistico…dopo la malga Cassinelli Marco e Chiara belli pimpanti “scattano” e mi lasciano indietro. Sono infastidito come non mai da un ragazzino e da altri escursionisti che procedono a strappi, ora mi superano poi perdono il passo e li riprendo, poi mi sorpassano di nuovo. Frustrante. Ma la gamba è quella che è, o forse a zaini invertiti sarebbe un’altra storia.

La seconda differenza sta nella salita.

Non una via di luccicanti fittoni o spit, ma chiodi vecchi e arrugginiti, protezioni lunghe, arrampicata di testa. Marco da signore mi cede “il comando della cordata”, io meno nobilmente, mi frego le mani e accetto. Sulla roccia va meglio, l’allenamento invernale mi da la giusta sicurezza e mi sento a mio agio anche se forse un po’ lento.

Terza differenza, la variabilità del meteo. 

Sull’ultimo tiro inizia a tirare vento e si sente qualche temporale. In falesia puoi correre in macchina e metterti al riparo. In montagna devi fare in fretta e scendere prima che puoi. Usciamo dall’ultimo tiro e lascio un bel canapone e un maglia rapida come tributo alla Presolana, sui quali calarci rapidamente. Sulla sosta della seconda doppia facciamo in tempo a prendere la grandine, poi l’acqua e assistere al volo (da secondo) di un conoscente sul traverso del terzo tiro. Bel pendolone e nessuna conseguenza fisica. Gettiamo la terza  e ultima doppia e mentre recuperiamo il materiale un bel sole ci asciuga. Scendendo ai Cassinelli nuovo acquazzone.

Quarta differenza, la soddisfazione.

Di solito in montagna si scala con gli amici con i quali si ha una grande e reciproca sintonia, condividendo lo stesso approccio, visione e “stile” alpinistico. E i gradi tirati in falesia non contano quanto può contare la fiducia, un sorriso e una stretta di mano a fine via.

 Più cattivi di Clint Eastwood.

Chiaretta in uscita dal traverso

Marco in uscita dal V tiro
Sospesi a fine via nell’inutile e meraviglioso mondo verticale.
La linea dello spigolo Sud
I fiori sbocciano e danno tutto quel che hanno in libertà (Jovanotti)