Ancora una giornata dal meteo incerto. E’ una settimana così.
Dopo lungo confronto con Alfio, decidiamo per questo itinerario, che grazie alla seggiovia offre un avvicinamento ragionevole (50 min) e una lunghezza della via ideale per le condizioni atmosferiche.
Partiamo da Arco alla volta della Val di Fiemme, dove entriamo di buon ora e naturalmente veniamo accolti da una bella pioggia. Teniamo duro, il meteo dava schiarite, siamo troppo decisi a non arrenderci in fretta. Se dobbiamo essere respinti dalla pioggia, che sia sotto la parete mentre infilo l’imbrago, come spesso è successo in Presolana.
Fa abbastanza freddo, ma al rifugio Roda di Vael le tanto attese schiarite arrivano.
Ci dirigiamo verso la nostra destinazione un evidente diedro che percorre l’intera parete. Un bel percorso classico.
All’attacco Alfio mi cede il comando della cordata. Sono un po’ spiazzato, mi aspettavo di salire in relax e invece questa volta tocca a me. Sono fiducioso e concentrato, del resto scalo da tutta settimana e mi sento motivato. Scaliamo con giacca a vento e berretta, è bella fresca.
“Potà quelli forti scalano col Duvet” esclamo, tra le risate degli altri.
Dopo il primo tiro erboso, si inizia a fare sul serio. La roccia in alcuni tratti è umida e richiede un po’ di attenzione in più. Come altre volte, la mente mi si libera di tutti i casini e si focalizza solo sulle cose essenziali. Valutare appoggi e appigli, procedere verso l’alto, cercare il punto migliore per passare, mettere protezioni dove occorre e dove è possibile. Poco alla volta trovo il ritmo giusto e procedo concentrandomi solo sui movimenti.
Come altre volte, trovo la sintonia giusta tra pensieri e gesti. L’essenza dell’arrampicare.
Il tiro chiave è logico, interessante, con i chiodi dove servono. Alfio ed Enrico mi osservano pazienti e mi danno il giusto grado di sicurezza e serenità. Mentre mi sporgo sull’ultimo tratto strapiombante del tiro, in evidente spaccata sento esclamare dal basso un “uoooh” di Enrico e mi sento come allo stadio, dopo aver calciato il pallone fuori di poco dalla porta.
Un po’ di indecisione su un tiro bagnato viene corretta dal sempre ottimo Alfio, che guardando la relazione mi dà le indicazioni opportune. Come al solito affidabile col consiglio giusto quando serve.
I miei compagni seguono sicuri e senza problemi, Enrico ha modo di apprezzare lo stile preciso e pulito di Alfio, un ottimo esempio da imitare.
La via è una classica da manuale, verticale, logica, mai banale, ma non dura. Veramente consigliabile. La perfetta conclusione di una settimana su roccia.
Ultimo muretto di quarto deciso e sono sul sentiero, dove recupero i compagni dal cavo della ferrata, tra lo sguardo perplesso di una comitiva di tedeschi che deve passare esattamente in quel momento.
Avranno pensato al solito casinista italiano, ma non osano dirmi niente.
Del resto…quelli forti scalano col “Duvet”
Nando