CAMBIA LINGUA

Passo San Marco. Una lucida follia.

Sabato sera, alla grigliata gap, il tavolo degli opinionisti ce l’avevo tutto contro….nessuno mi dava una lira. 
“Ma dove vai, lascia perdere , sono troppi, sei matto…non ce la farai mai”. 
Motivante. 

In effetti, anche io nutrivo qualche dubbio. Centosettanta kilometri in bicicletta non li avevo mai fatti. Centosettanta con in mezzo il Colle di Zambla, un pezzo della salita di Dossena e il San Marco, a pensarci bene erano veramente troppi. 

Ma quando c’è di mezzo il Mattia, tutto sembra assolutamente fattibile. 
E così partiti di buon ora e con le gambe già dure come il legno appena sceso dal letto, con lucida follia, li abbiamo fatti tutti, compresi i 3000 m di dislivello. 
Zambla ok, dossena ok, il San Marco è veramente duro, con quegli strappi malefici e un caldo asfissiante. Ma quando le gambe non giravano più…son salito con la testa. Rientro piacevole, ci siamo pure concessi il lusso di un gelato in Città Alta. Buonissimo. 
Grazie a Mattia per aver tirato per 170 km.  Il ragazzo ce ne ha. 
Menzione speciale al panino strinù, senape e crauti che si è sparato in cima al San Marco. 
Alla faccia del doping. 
Nando
La luce in fondo al tunnel è ancora lunga
Momenti della tappa

Si soffre sul San Marco
Qualcuno si diverte
Ultimi metri
Tutto vero!
Fine della fatica
Pausa pranzo e gelato

Casa, bello cotto

Climb to grow. Arrampicare per crescere (anche noi).

Nel numero di giugno del Nodo si è già parlato a lungo
dell’attività di alpinismo giovanile con i ragazzi, sia di quella passata e di
quella attuale in collaborazione con gli educatori dell’Aeper.  
Volevo aggiungere anche io le mie riflessioni.
Quest’anno la primavera infame ha limitato molto la nostra azione ed è
mancato l’effetto “entusiasmo” che queste iniziative creano se sono fatte in
domeniche consecutive. Reputo positiva, però, la grande aspettativa che aveva
creato l’idea della ferrata, il segnale che alzando un po’ il tiro e proponendo
attività inusuali l’interesse verso le attività in montagna cresce. Un elemento su cui riflettere all’interno del
GAP e con gli educatori.
Tutto sommato, nonostante il meteo,  siamo comunque riusciti ad avere delle discrete
presenze nei due appuntamenti.  In fondo
quando a fine giornata si vedono i ragazzini sorridenti e soddisfatti, che
siano 20 o che siano 5, non è importante.  Si possono fare le cose anche senza la legge
dei grandi numeri. E quando gli stessi cinque ragazzi si presentano l’anno
successivo, evidentemente l’esperienza è piaciuta.
Personalmente ho trovato molto interessante che si avvicinino alle nostre
attività ragazzi i cui genitori sono originari di altri paesi. Andare in
montagna è un abitudine tipicamente delle nostre zone, in qualche modo è parte
integrante della nostra cultura locale. Se bambini provenienti da altre culture
la vivono come altri sport più popolari e conosciuti, beh, da profano mi sembra
un bel segnale di integrazione. Ma forse sto solo ragionando con schemi vecchi
e in realtà per i bambini tutto è molto più naturale di quel che a noi sembra,
sono già un passo avanti.

Nel 1996 il ragazzi del GAP incontravano altre culture sulle cime del
mondo, ora le altre culture incontrano il GAP sulle montagne dietro casa…

..una
bella sfida per tutti.

Nando

Arrampicata al Palamonti: operazioni di imbrago

Due nozioni base…

..e poi via!

Concentrazione…

E relax!

Foto di gruppo finale!

Poieto e Cornagera: i partecipanti

La Regina innevata a Maggio. Foto storica!

Pausa merenda prima di arrampicare

In “Ambiente” c’è qualche timore in più

Che grinta!

Il Nicola e i “suoi” ragazzi

Infine anche “i grandi” si cimentano

Ciao

Parete San Paolo, Via Helena V+,VI, Arco (TN)

Finalmente, con il primo week end utile di tempo accettabile andiamo ad
arrampicare. Avevo voglia di mettere il naso dalle parti del trentino e sentito
Alfio, optiamo per Arco di Trento. 
Respirare un po’ di aria del Lago e vedere
gli arrampicatori  dovrebbe essere
motivante per il proseguo della stagione.
Io ed Elia partiamo un po’allo sbaraglio con in tasca una sola via in
ambiente e qualche sfalesiata. Nulla di più. I trentini ci aspettano al
varco e dopo una serie di vie “di disimpegno” ci propongono il loro vero
obiettivo. Un po’ come quando la morosa prova tre abiti e si riserba si provare
per ultimo quello costosissimo che vuole realmente comprare. 
A sentire i gradi
V+, VI ci si asciuga un po’ la bocca. Inoltre la via è del fantomatico Grill,
un alpinista molto bravo, ma altrettanto discusso in Valle del Sarca. Avevo
letto una lunghissima polemica non so bene su quale forum di montagna in cui
guelfi e ghibellini criticavano o difendevano il soggetto. Per la via, la
roccia, la chiodatura, la filosofia,le prese scavate, gli adepti.
Beh quale migliore occasione per farsi una propria opinione in merito.
La via parte subito bella dritta e a dispetto della chiodatura sportiva
bisogna piazzare un friend. Vedo subito che Alfio e Daniele sono in gran forma,
chiacchierano tranquilli, mentre noi siamo decisamente silenziosi. 
Saliamo piuttosto lenti, ma tutto sommato siamo efficaci. Io non disdegno
di tirare qualche chiodo, puntando soprattutto a non esaurirmi di braccia e di
testa visto che non ho troppa benzina negli avambracci. Pratici e pragmatici.
Da bravi orobici.
La scelta si rivelerà azzeccata soprattutto per il tetto che ci aspetta a
metà via, scenico e spettacolare, che è solo l’antipasto dell’ultimo tiro,
ancora più ostico. Quando pensi di essere fuori ecco che un bello strapiombo (VI)
decisamente chiodato lungo (e male) ci sbarra la strada verso la meritata
birretta. A questo si è aggiunto un inspiegabile attrito della corda che
proprio non voleva saperne di seguirmi. Beh tira e tira e ritira alla fine
riesco a mettere un piede dove volevo e a tirarmi fuori dai pasticci. Con
qualche bel capello bianco in più. Il chiodino era bello in basso e saltare giù
non sarebbe stato simpatico.
Ora ho finalmente un termine di paragone quando sento parlare di Grill. La
via mi è piaciuta, la chiodatura un po’ meno. In alcuni punti inutilmente
ascellare, in altri dove serve lunghissima. L’instabilità di alcuni massi nei
pressi delle soste o nei tiri di collegamento richiede attenzione. In ogni caso
assolutamente non mi è sembrata uno scandalo.

La giornata si è conclusa con una bella passeggiata ad arco, assediata dai
ciclisti, e con l’acquisto dell’ultimo friend della serie. La degna gratifica
di  fine giornata.
Placca a buchi del secondo tiro

Placca compatta del Terzo

Sequenza di Daniele che supera il tetto

La valle

 Elia “sbuca” dal tetto..

Sosta aerea!

Alfio sull’ultimo osticissimo tiro, noi osserviamo concentrati.

E infine provati, ma belli come il sole a fine via!

…..mmm compro o non compro?

Nando

Riassunto Scialpinistico.

Che stagione è stata quella di quest’anno? Difficile giudicare la
disciplina che più di tutte per me rappresenta la libertà in montagna.
Certamente alcune interessanti gite nuove nelle nostre Orobie ed in Valcamonica
hanno impreziosito la collezione di salite. Stagione bella? Brutta? Discontinua
oserei dire… le domeniche di gennaio e febbraio sono state caratterizzate da
uscite puntuali e dal consueto Raduno Scialpinistico, poi un marzo ballerino ha
consentito solo ai privilegiati che possono decidere il girono buono per
uscire, di mantenere gamba e allenamento per le gite di Aprile. Nella
conclusiva due giorni Altoatesina, si è chiusa degnamente la stagione , con due
sciate perfette con il solito gruppo affiatato e “compatto” per usare un
termine ciclistico. Neve fresca il primo giorno, trasformata e vellutata come
un tavolo da biliardo, il secondo. In generale i “ragazzini” delle stagioni
passate ormai sono adolescenti veri e propri, forti e leggeri, pronti a
“castigare” i più grandi, che dalla loro hanno però esperienza da vendere.

Dovremo aspettare ancora un anno per rivedere comparire le folte barbe
invernali “marchio” inconfondibile degli amanti delle pelli … ma guardando in
sù, verso la Presolana e l’Adamello quasi quasi viene voglia di tirar fuori gli
sci dalle cantine.
Nando
Raduno Scialpinistico