CAMBIA LINGUA

Scalare

Quello che fai a Capodanno, fai tutto l’anno..

Iniziai il 2015 con la testa nella montagna, definire obiettivi, traguardi, allenamenti, punti di riferimento e stimoli per incanalare le energie nella direzione voluta: scalare e godere la montagna con consapevolezza e maturità.

E’ stato, appunto, un anno in cui ho dedicato molto alla montagna, riuscendo ad ottenere soddisfazioni, che arrivano non sono dalle vette raggiunte ma anche da legami con compagni di cordata e non che nascono, crescono e si rafforzano.

In tutto questo andare a scalare c’è una grossa componente mentale che ti permette di alzarti alle sei del sabato mattina per andare a faticare, rinunciare a bagordi e serate mondane, sentirti a tuo agio quando l’ultimo rinvio è sotto di qualche metro, provare serenità all’uscita delle difficoltà ed intravedere la via di casa. Mi sono chiesto il perchè scalo e come sia possibile riuscire ad incanalare così tanta energia e passione per questa cosa che non porta a premi o vittorie ma piuttosto al raggiungimento di uno stato d’animo; un perchè lo si può trovare nelle parole di Alessandro Lamberti (Jollypower).

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Buon Natale Presolana!!!

In questi giorni di scambi d’auguri è un dovere portarli a chi ti sta più a cuore, così oggi siamo saliti in vetta alla Presolana Occidentale per portare anche lì il nostro “Buon Natale”…
L’inverno, che domani arriverà da calendario, non si vede ancora e il cielo limpido, le rocce calde e l’aria frizzante ci hanno ricordato quello che con semplicità cerchiamo in montagna, lasciando pigrizia, umidità e grigiore (e scarpe da running….) a casa.
Ed in tempo di regali ricordiamo la frase che ci ha lasciato Silva Vidal: “… perchè ogni vetta è un bel regalo”, anche e soprattutto questa, raggiunta tante volte, con il pensiero agli amici che ieri sera abbiamo ricordato insieme ….
Dai che prima o poi la neve arriverà anche quest’anno: nel frattempo a tutti e per tutti un Natale Buono!!!!
Chiara e Marco

ps l’immagine naturalmente non è di oggi, ma è propiziatoria per le prossime settimane…

Foliage in Val di Fassa

Prima del grande freddo la natura si trasforma e ci regala dei colori che rendono posti, già fantastici per gli appasionati di montagna, veramente magici.
Grazie al nostro amico Giuseppe, amante della natura, abbiamo scoperto sentieri e punti ottimali per inquadrature da cartolina. Questo è il risultato!

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Settembre, andiamo è tempo di …

Così al termine della stagione estiva, con la prima neve che imbianca la Presolana, mi trovo a pubblicare qualcosa dell’estate…

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e la prima immagine è quella del “quattromila” estivo, il Bishorn, nelle Alpi Svizzere che qui si alza alle spalle di Chiara, una delle “dames” della nostra compagnia che lo hanno salito a luglio nella classica gita d’alta quota del GAP… Continue reading

Ferrata “Sentiero dei fiori”

In un luglio che così caldo, non si vedeva da anni, abbiamo rischiato di prendere l’unico giorno di brutto tempo, il ritrovo al piazzale Caslini sembrava non lasciarci molte speranze ma come si dice, “la fortuna aiuta gli audaci” e così decidiamo di metterci in viaggio verso il Passo del Tonale.

Il gruppo era numeroso, con alcune new entry, Lorenzo Simone Alessandro e Veronica che hanno deciso di unirsi al gruppo.

Arrivati al Tonale la giochiamo sporca prendendo la funivia che ci porta in cima alla pista Paradiso, già da questo punto si capiva che la giornata sarebbe stata fantastica dato che il cielo cominciava ad aprirsi. Camminiamo circa un’oretta e mezza prima di arrivare al passo del Castellaccio dove resti di filo spinato ci ricordano che questo è soprattutto un luogo del ricordo, ricordo di violenze e fatiche.

Poco sopra il passo inizia la ferrata vera e propria, non una ferrata particolarmente impegnativa ma sicuramente dai panorami mozzafiato con i bellissimi ponti tibetani e qualche galleria qua e la.

Arrivati alla capanna “Amici della montagna”, già bivacco “Faustinelli”, prendiamo un te caldo, scattiamo qualche  foto di gruppo e poi iniziamo la discesa.

Decidiamo di effettuare una deviazione per evitare di fare tutto il ghiacciaio del Presena, sempre su via ferrata, ma qui la difficoltà inizia a salire anche se, per fortuna,        non è niente di esagerato.

Arrivati in fondo calziamo comunque i ramponi per attraversare un piccolo nevaio, raggiungiamo di nuovo la cabinovia e ci scoliamo una meritata radler.

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Buongiorno Marmotta!

Ieri, per sfuggire all’afa cittadina, ci siamo diretti verso il Rifugio Olmo ai piedi della Presolana di Castione. Il sentiero è stato per buona parte fresco e gradevole, fino a quando di fronte a noi si è aperta la radura e siamo arrivati al varco tra le montagne sotto il sole a picco, arsi dalla
caldazza di quest’estate che è partita con il botto. Stà di fatto che per sfuggirle abbiamo acelerato il passo e abbiamo raggiunto il rifugio prima del previsto.

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Bellezza della Venere (IV+), Cime alle Coste Sud, Dro (TN)

“Quando si va ad arrampicare ad Arco, vuol dire che l’estate è arrivata!”.
Con questa frase Enrico saluta l’arrivo in valle del Sarca. In realtà sarebbe meglio dire primavera..che d’estate Arco è un forno. Ma evito di puntualizzare, del resto l’entusiasmo del Sammer è contagioso, tutto preso a guardare le pareti e le coltivazioni di vite trentine, per deformazione professionale.
Ogni volta che si arriva ad Arco, troviamo mille spunti e stimoli di giornata, piccoli aneddoti e sorprese da raccontare tornati a casa. La notizia del giorno è che facendo colazione nel solito posto, incrociamo Alessandro Beber, invitato a Scanzo nel 2012. Salutato, ci riconosce e ci invita a bere una birra alla casa delle guide. Del resto se sulle pareti il divario tecnico tra noi resta impossibile da colmare, la birra è sicuramente un terreno dove anche noi possiamo dire la nostra.
Altro spunto è il ritorno alle vie dell’Enrico dopo un discreto periodo di astinenza e la presenza di Valentina, che da poco si è unita al nostro gruppo di arrampicatori. Nell’ambiente GAP dei senatori si vocifera che sia una “tosta”.
Gli instancabili Elia e Poniek invece si prendono un giorno “di ferie” dedicandosi ad altre attività.
Data la cordata inedita optiamo per una via tranquilla e rilassata. La “Bellezza della Venere” che rimanendo sul tema, costituisce la naturale scelta dopo “Aphrodite”, salita qualche settimana prima. Inoltre questo settore della valle non l’ho mai esplorato ed è un altro buon pretesto per cimentarci su questa via.
A parte il caldo a tratti asfissiante ci muoviamo molto bene, i primi tre tiri sono piuttosto monotoni, mentre dal quarto l’arrampicata è varia e di soddisfazione, aumenta la verticalità e le difficoltà, con diedri, placche, traversi e qualche facile strapiombino da superare. Nel complesso la roccia è buona (a parte il terzo tiro), sicuramente non è un “vione” per continuità ed estetica, ma nel complesso ci è piaciuta. Troviamo un buon ritmo e ben presto la ruggine sulle manovre di corda è tolta. I miei secondi si muovono bene e mi danno la sicurezza necessaria per concentrarmi sui movimenti e gustarmi il gesto dell’arrampicata.
Completiamo la via entro i tempi dichiarati. Enrico si è dimostrato sicuro e solido, Valentina decisa e motivata. Un ottimo acquisto!
Dopo una discesa aerea da non sottovalutare (attenzione soprattutto a non muovere i sassi) ci dirigiamo verso il meritato panino e birretta. E ancora una volta assaporiamo tutto il gusto e il piacere di sentirci scalatori ad Arco, tempio dell’arrampicata.

Meteo avverso..

Ci girano le scatole, ma era previsto. Nonostante un nubifragio che sbarra strada ed entusiasmo in quel di Cene, animati da un ottimismo che rasenta la cieca ignoranza andiamo oltre. Obiettivo minimo di giornata: colazione a Ponte Nossa. Lì sembra meglio e proseguiamo verso Valgoglio e il Lagonero. Avvolti nelle nebbie del Monsone orobico dopo un paio d’ore sbuchiamo nei pressi del rifugio. Siamo intenzionati ad arrampicare nonostante l’evidente impraticabilità, dato che ci siamo tirati sui kg di materiali. Proviamo qualche tiro, in condizioni da Svalbard, ma in realtà non vediamo l’ora che il rifugista ci chiami per il pranzo.
Lì le prestazioni migliorano nettamente, pasta, formagella, vino rosso, torte, caffè grappa e il proverbiale e pericolosissimo genepì.
Non è che abbiamo combinato granché, a parte una discreta sfacchinata. Ma ci siamo fatti delle grandi risate passando una bella giornata in compagnia. In attesa di cose più importanti, nel proseguo della stagione.

Recastello-Canale Nord (Pd+)

Prologo
L’ultima volta che ho dormito al Curò era il 1990. La sera d’esordio dell’Italia al mondiale, contro l’Austria. 1 a 0 gol del mio idolo Schillaci. Avevo 12 anni. Ricordo la notte insonne e il giorno dopo stralunati, tutti al lago Barbellino naturale.
Forse è lì che ho sentito parlare per la prima volta del canale del Recastello.
Negli anni successivi, durante l’adolescenza, era tutto un sentir discutere di pareti nord, canali, picche ramponi. Erano gli anni 90, gli anni delle spedizioni dei “normali”..e sognavo l’alta quota, ghiaccio e neve, aria sottile. L’impresa epica e chissà un giorno gli 8000. Affascinato, mi scontravo col fatto che ero troppo piccolo e inesperto per poter andare anche io. Qualche mio coetaneo però lo portavano: Gran Zebrù, Nord del Palon de la Mare. Competitivo com’ero all’epoca, rosicavo non poco. Perchè io no? Che avevano gli altri in più? Ruminavo sentieri e cime..ma le cose difficili non erano per me. I miei alpinisti di riferimento, nel mio piccolo mondo, prendevano e andavano, koflach, zaini enormi con le piccozze appese, corde e chiodi da ghiaccio.. loro si che erano “veri”. Mi raccontavano le salite e io rimanevo affascinato e a bocca aperta. Aspettando il momento in cui si decidessero a dirmi “vieni con noi”. Quel momento per mille motivi, non è mai arrivato e nel frattempo i miei interessi sono cambiati, sono cresciuto, e il mio mondo è diventato quelle delle scarpette e magnesite. Ciononostante, alcune pareti sono rimaste nel mio immaginario alpinistico, tra cui la Nord del Recastello.
E a venticinque anni di distanza, quasi per caso, riaffiora sepolta nello sgabuzzino delle cose fare, grazie ad una mezza idea buttata lì da Marco, amico di Padova con cui condividerò un’avventura quest’estate. Continue reading

Progressi primaverili

La primavera può essere flagellata dai monsoni orobici, ma non sembra sia il caso di quest’anno.

Abbiamo macinato già qualche km verso Est e ci siamo ingaggiati sulle pareti dietro casa, incominciando ad alzare lo sguardo verso le montagne….le ipotesi di vie in quota sono state rimandate, considerato il calo di temperatura di questi giorni.
Ma la testa incomincia a rimuginare vecchie idee e progetti, da rispolverare alla prima occasione.  Il dato è che ancor prima della fine di maggio, abbiamo nel carniere quattro vie e tutti i soci di scalata hanno tolto la ruggine dai polpastrelli e si sono dati da fare.
In queste due settimane la nostra preparazione è proseguita con due classicissime, sempre utili per valutare il proprio grado di forma “chiappa” e “istruttori” all’antimedale.
Alti e bassi tipici di una preparazione non ancora al top si fanno sentire, mentre sulla chiappa mi sono sentito in forma e apposto di testa, sugli istruttori la settimana dopo ero uno straccio. Complice forse un caldo torrido e le difficoltà tecniche un po’ più elevate.
Presto sarà il tempo degli zaini preparati con cura, delle serate misurate, delle sveglie all’alba e delle vie da sognare intere settimane prima di realizzarle.
Allenarsi.
Nando