Come ogni domenica soleggiata di marzo che si rispetti, la sveglia presto è d’obbligo per affrontare una delle gite scialpinistiche di più ampio respiro di fine stagione.
La meta viene scelta già al sabato sera: il classico Pizzo Tre Confini (2824 m s.l.m.). Per me e il mio solito compagno di avventura Claudio si tratta della prima assoluta qui: la curiosità e la voglia di macinare dislivello ci caricano alla partenza.
Lizzola, ore 7.40 (orario nuovo): io, Claudio e Cristian partiamo sci ai piedi dalla macchina per affrontare i 1600 m di dislivello circa. Subito si percepisce che oggi prenderemo parte ad una processione di appassionati scialpinisti verso la vetta del Pizzo.
Attraversiamo con agio la parte pianeggiante iniziale (le Piane di Lizzola) assieme a Nicola e ad altri due suoi amici incontrati al parcheggio. Al primo salto, dobbiamo mettere gli sci nello zaino per superare in circa 10-15 minuti l’unico tratto dell’itinerario con neve scarsa.
Rimettiamo gli sci ai piedi e, dopo esserci separati da Nicola e amici a causa di problemi tecnici, proseguiamo nella salita saltuariamente superati dai tutine che sicuramente ne hanno di più di noi nelle gambe e nel fiato: a metà strada veniamo superati da un terzetto di tutine che salgono legati con la corda, chiaro segnale di una loro preparazione ad un trofeo scialpinistico impegnativo (Mezzalama).
Ci godiamo lo spettacolo dalla vetta tra gente che scatta foto ricordo e gente che si gusta una sana bottiglia di rosso e del buon “pà e codeghì”. Circa verso le 11.40 ci prepariamo per la discesa lasciando il posto in vetta agli altri scialpinisti che continuano ad arrivare con una costanza incredibile.
Pian piano le gambe si fanno sentire legnose e pesanti e, dopo l’ultimo sforzo di “sracchettonare” nel tratto pianeggiante prima del parcheggio, circa alle 12.30 arriviamo alla macchina esausti ma appagati per il gitone appena concluso.