CAMBIA LINGUA

Il Bepi fa il suo giro

“La cãdensa l’hÖ  ciãpäda”

“Durante il
periodo estivo agli scolari è concesso un periodo di vacanza. In quest’arco
dell’anno anche la loro più grande nemica, la sveglia, passa il tempo
rilassandosi. Ci sono occasioni in cui purtroppo entrambi devono compiere del
lavoro straordinario, come nel caso di sabato 18 agosto 2012. La sveglia suona e
ci fa sobbalzare dal letto mostrando cifre sul display che sembrano uscite da
un’estrazione del lotto. Ma in verità sono proprio le 5 di mattina e bisogna
alzarsi essendo oggi il primo giorno di TREKKING. Detto fatto, eccoci ON THE
ROAD: destinazione Elva di Val Maira (1637 mslm). Giunti sul posto incontriamo l’ultimo
componente della spedizione che ci attende calmo e placido seduto sul camper. L’orario
della partenza suscita da subito rivolte e lamentele da parte dell’intero
gruppo, ma dopo una sosta ristoratrice riprendiamo il cammino verso Colle
Bicocca (2285 mslm). Le note del Bepi e di P. Daniele ci accompagnano con le
loro canzoni dalla CADENSA tipica. Arriviamo quindi ad arrestare il cammino in
un antico borgo nel quale scopriamo tratti tipici della cultura occitana, a noi
sconosciuta. La risalita della valle ci abbatte fino allo sfinimento, ma alla
vista del rifugio Melezè (1.812 mslm) ritroviamo la forza per compiere gli
ultimi 50 m. Durante la permanenza al rifugio 
facciamo conoscenza dei valorosi alpinisti che compongono la spedizione.
Questo ci permette di stilare una prima ed approssimativa classifica. Dal punto
di vista gastronomico il pasto presenta difficoltà durante l’assaggio del purè.
La mattina seguente, sfogliando il programma, ci deprimiamo alla vista di quei
numeri soprannaturali. Lasciamo la comodità del rifugio e ci dirigiamo verso
Colle del Bellino (2804 mslm), e subito la compagnia FINE CORSA prende
posizione e si fa attardare con tanto di bandierine. Mentre il gruppo fuggitivi
(tutti tranne noi) avanza inarrestabile e noi programmiamo una sosta tattica
per impasticcarci con integratori  e
altre porcherie. Carichi ed esuberanti intortiamo la concorrenza e ci
riportiamo in prima posizione conquistando il GPM. Dopo una breve pausa sulla
sommità imbocchiamo la discesa con estrema cautela e a termine del tratto più
ripido viene stabilito il punto di sosta per il pranzo accanto ad un bel
torrente. Subito si presentano difficoltà nella fase di idratazione causata
dalla mancanza di acqua potabile anche se Angelo suggerisce essere comunque
PORTABILE. La discesa si rivela tranquilla e ormai siamo diventati come zombie
che si strascicano fino alla meta. Giunti al Rifugio Campobase appuriamo che il
servizio alloggio corrisponde ad una semplice tenda con brandine. Visto l’orario
piuttosto anticipato ci rinfreschiamo con una doccia e bibite aspettando la
cena. L’attesa si rivela insopportabile e Giovanni ci delizia con canzoni
quali: “Il cacciatore” , “Don Raffaes” e tante altre accompagnate dal suono del
suo UNGULETOR 3000. La nottata trascorre in agonia e
sofferenza a causa del freddo insopportabile. Il giorno seguente il servizio
ristorazione presenta notevoli carenze che ci spingono a compiere atti barbarici.
Un altro imprevisto disturba la nostra condizione psicofisica: l’incertezza di
un vero pranzo per via della scarsità di attività economiche all’interno del
povero paese di Chiappera(1614
mslm). Fortunatamente veniamo ripagati dalla magnificenza delle sorgenti del
Maira per poi riprendere la salita verso il colle Ciarbonet (2206 mslm) , primo
GPM di giornata. Da qui affrontiamo la discesa guidati dallo specialista dei TAGLIAGAMBE
e detentore della maglia “N*****o più potente” Angelo. Sopraggiunti in una
radura attraversata da un torrente condividiamo le poche provviste rimaste e
ancora una volta l’esperienza di Angelo si rivela favorevole grazie ad un suo ricostituente
intruglio a base di Carcadeus®. Ben
rinvigoriti dopo la giornaliera farcitura di sozzure si riparte in direzione
Passo della Gardetta (2437 mslm) circondati da un paesaggio segnato dagli
eventi bellici. Stranamente aggrediamo la salita con determinazione e perveniamo
al secondo e ultimo GPM dal quale siamo ormai in  vista del Rifugio Gardetta(2235 mslm) circondati
da nuvole maligne. Veniamo accolti da cani pastori con cui attendiamo ansiosi
la cena. Durante la notte per la seconda volta la sventura si inferocisce su
Vincenzo vittima del suo stesso sacco-letto-burka e del rombo delle russa di
Pasquale, ma noi riposiamo in tutta tranquillità. Ed eccoci all’inizio dell’ultimo
giorno  e molti seniores ci illudono
riguardo la facilità di questa tappa. Dopo un tratto in discesa incominciamo la
salita verso il Colle Margherina (2420 mslm) e proseguiamo solitari in testa al
gruppo fino al Colle del Mulo (2527 mslm) . La discesa ci devasta e le forze
rimaste ci consentono a malapena di giungere al lago Resile (1986 mslm) dove
viene fissata la pausa pranzo. Da questo punto la discesa non concede tregua a
causa delle pendenze e dei precipizi sempre in agguato. Oltre alle solite
vittime (noi) la discesa si adira anche su Lucia che sopporta con difficoltà il
dolore alle gambe ma vinciamo la sfida giungendo infine alla borgata Vernetti (1223
mslm). Rifocillati con bibite e gelati aspettiamo gli autisti e le rispettive
auto con le quali ci riporteremo verso casa.
RIFLESSIONI

Questa esperienza ci ha portato a
conoscere la particolarità delle terre occitane e ha scoprire le differenze con
altri posti. I dati raccolti durante il viaggio confermano che un grave
problema affligge il Gruppo Alpinistico Presolana: la mancanza di giovani, dato
che l’età media dei partecipanti a questo trekking è di 49 anni.

                                                                 Lorenzo,Michele,Tommaso e Giovanni.

IN COLLABORAZIONE CON:

Amici del purè pastrugnato® – FINE
CORSA ™ – TSC℗ ( Trekking Senza Camminare) –  TSZ℠ (Trekking Senza Zaino) – Trekking a
kilometro 0 – THESAURUS©  – BIEMSì ® –
VitanotturnaDihcoteche℗

CON LA PARTECIPAZIONE DI:

Marco,Angelo,Beppe,Vincenzo,Benigno,Davide,Pasquale,Antonia,Grazia,            Rowena, Giovanna,Lucia,Mina,MariaTeresa,Chiara.

CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI
:

Silvio – Mario –Bepi – Bernard(Mia) –
Nemo -Giuno


ATTENZIONE: OGNI RIFERIMENTO A FATTI REALMENTE ACCADUTI E/O A PERSONE REALMENTE ESISTENTI E’ DA RITENERSI PURAMENTE CASUALE.

Il vento fa il suo giro

Di ritorno dal trekking più caldo di questi ultimi anni un saluto ed un grazie a tutti i partecipanti per aver condiviso insieme questi passi in terra occitana…

ps poi qualcuno più diligente pubblicherà un post più approfondito

Via del Gran Pilastro. Pale di San Martino.

Lunedì, pausa pranzo. 
“Allora cosa hai fatto ieri? Sei andato in montagna?”
“Si.”
“hai scalato ancora? cosa hai fatto?”
“Sono andato alle Pale di San Martino, ho salito la via Gran Pilastro…un vione bello logico ed elegante”
“Elegante?”
“Si.”
 “Ah Ah Ah! Elegante? ma com’è possibile?” …le mie colleghe ridono. 
Eh già…l’eleganza per loro è un bel vestito, la scarpa col tacco i capelli in ordine e un filo di trucco, non troppo. Non certo quello che sono io in quel momento, a Milano, nella settimana di ferragosto. T-Shirt da 10 euro, pantaloncino corto e un’orrendo paio di scarpe da ginnastica bianche, che da sempre ti danno quel tocco un po’ da sfigato. 
Hanno ragione in effetti. Il concetto di eleganza è ormai associato solo alla moda, all’immagine, a un prodotto che ti vogliono rifilare. Noi rocciatori, che diamine, lo usiamo impropriamente se lo associamo a una montagna o a una via di roccia. 
In quel preciso momento, mentre aspetto la pizza, realizzo che mi passa la voglia di spiegare. Capisco che certe salite, che aspettavi da tempo, non hai voglia di sbandierarle a chiunque. A chi volevi farlo sapere, per condividere la tua soddisfazione, hai già mandato un sms. In fondo è una cosa che è nata, tra te, il tuo compagno di arrampicata e la montagna. Quella precisa montagna e quella via. 
Si alimenta giorno dopo giorno, senza che tu stia neanche a pensarci. Ma quell’idea che ti si ficca in
testa la abbandoni solo nel momento in cui la realizzi. E per noi ci è
voluto un anno, ci avevamo già provato, ma le condizioni meteo erano
incerte e noi meno allenati. 
Come ogni salita importante è stata preceduta da una notte pensierosa. Dobbiamo salire veloci, dobbiamo valutare bene il meteo, dobbiamo fare tiri lunghi, dobbiamo azzeccare la via. Difficile prendere sonno tra tutti questi doveri. 
Alla fine la via del Gran Pilastro si è rivelato un gigante benevolo. Probabilmente anche per il fatto che eravamo ben preparati ad affrontarla. Poco materiale tecnico indispensabile, preparato la sera prima, acqua e cibo calcolato. Siamo saliti veloci, con tiri lunghi, proteggendoci il giusto ed evitando qualche trabocchetto.  Non abbiamo sbagliato niente e quando finivamo la corda, una sosta o una clessidra era a portata di mano per recuperare il compagno. 
Immersi in questa vasta parete, senza altre cordate, abbiamo sperimentato il piacere di confrontarci con un grande ambiente, su roccia magnifica… 600 metri di dislivello, 800 m di svilluppo, 16 tiri di III e IV grado.
Su queste dimensioni sperimento per la prima volta anche me stesso. Una via dove non contano solo i muscoli, ma anche una buona dose di esperienza e intuito. Saliamo con un bel ritmo, costanti e determinati e in 6 ore e mezza siamo in vetta. L’idea originale prevedeva il bivacco, ma è presto, il tempo è buono e dopo una breve pausa affrontiamo la temuta discesa. Non banale, assolutamente non banale. Passaggi di II e III grado in discesa, traversi esposti e traccia non proprio segnalata al meglio. Impieghiamo due ore per fare 200 m in linea d’aria. Alla fine usciamo belli stanchi…ancora un ora per il rifugio. Percorriamo il sentiero all’imbrunire tra le nebbie e alle 20.00 siamo al Rosetta. Sono passate 4 ore da quando abbiamo lasciato la cima. 
Mariano, il rifugista ci riconosce…
“Da dove arrivate?”
“Abbiamo fatto il Gran Pilastro”.
“Ah! Bravi….bravi….”
Ci sorride compiaciuto. Ci fermiano a parlare un po’ per qualche dettaglio sulla salita. Se tutti hanno firmato il libro di vetta siamo la quarta cordata a ripeterla quest’anno. Mariano ci informa che è presente una nota guida e lo affronterà con una cliente il giorno dopo. Poi con un pizzico di malizia aggiunge “…si maaa… non sa neanche dov’è la Pala di S. Martino!”. 
Ridiamo insieme.  Mi piace pensare che sia stato il suo modo per farci i complimenti. 
La via (fonte www.pareti.it)

Verso l’attacco

Alfio mi raggiunge sul secondo tiro

Quinto tiro: Inizia la serie dei  Camini (4 tiri)

Persi in un ambiente grandioso

Momenti di arrampicata nella parte alta

Usciamo dalle difficoltà, il bivacco ci annuncia la cima

E’ fatta!

Concentrazione in discesa

Le nebbie ci avvolgono

Su quella cresta siamo fuori dalle difficoltà

Siamo Fuori (affaticati)

Il tratto di discesa complicato

Panorami dal sentiero

Tra le nebbie compare il Rosetta, andata!

Nuvole olimpiche

Io mi definisco uno sportivo, a dispetto delle birrette, delle serate a volte “sregolate” e dell’età che inesorabilmente avanza. Anche se alla fine non ho mai vinto niente. Neanche la tombola in famiglia a Natale. 
Trovo piacere nell’allenamento, nel sudare, nel fare fatica. Nel condurre tutto sommato una vita sana.
Ho provato tante discipline anche a livello agonistico, senza mai “eccellere” particolarmente in nessuna. A guardare bene prediligo quelle in cui c’è di mezzo la gravità come la pallavolo, lo sci e l’arrampicata e ho una antica e romantica passione per la bicicletta. 
Perchè in bicicletta nascono i primi sogni da ragazzino e le prime libertà. Velocità e muoversi lontano da casa.
La mia bacheca è scarsa, un dolorosissimo secondo posto al campionato U16 di pallavolo, nel lontano 94, dopo aver dominato la stagione…e qualche sudatissimo Podio al Trofeo di Sci del Gruppo, prestigiosa vetrina di paese…battuto dal dominatore incontrastato Bani, o da qualche fresco campione di giornata. 
Provo simpatia per quelle discipline minori, dove si guadagna poco e si fa una fatica enorme. Delle spacconate di Bolt non frega niente.  E’ a vedere Pistorius correre dando il massimo che mi è venuto un groppo in gola. Per il coraggio, la grinta e la dignità s’intende, mica perchè è amputato.
Sono un romantico dicevo e purtroppo penso allo sport come un ragazzino. Una cosa semplice, dove il Campione, capace di gesta memorabili è l’esempio da seguire. E ogni volta che vedo un Campione barare mi sento sconfitto e avvilito.     
Più di tutte le volte che ci ho provato, ma non ho vinto.  
Nando

Buona la prima

Nell’interregno tra le vacanze in montagna e le vacanze al mare mi organizzo per un blitz in Presolana.

Come ogni anno almeno una volta bisogna salirla.

Arrivo dalle dolomiti, sono allenato…dunque approfitto del giovane entusiasmo di Elia e gli propongo il classico spigolo sud. La sua prima via in montagna. 
Il giovine è motivato e non obietta sulla partenza, 6.30 tonde tonde. Puntuali saliamo al passo e alle 7.20 stiamo già camminando zaini in spalla. 
Sudiamo come in sauna per il gran caldo e in un ora e mezza siamo all’attacco. Mi preoccupano un po’ le nebbie, che potrebbero trasformarsi in nuvole e temporali. 
Saliamo veloci e tiro dopo tiro gli squarci di azzurro ci rassicurano. Possiamo salire ragionevolmente sereni. Elia è un po’ teso all’inizio e in fondo lo sono anche io anche se non lo do’ a vedere…di solito condivido la responsabilità del “primo” di cordata con il compagno…questa volta sono io l’unico punto di riferimento. La roccia però ci infonde il giusto grado di serenità. 
Compiamo il nostro piccolo grande viaggio su diversi terreni, parete aperta, roccette e canali, creste e infine la vetta. Mi gusto la pace della vetta e la giusta soddisfazione di Elia. Con ragionevole calma, ma non troppa scendiamo. 
La birra e piadina finale sugella l’impresa. Complimenti a Elia, veloce determinato e sicuro. 
La Presolana sempre “dura” e austera si è dimostrata ancora una volta benevola.

“Buona la prima!”

Nando

                                                                        Primi tiri
Nebbie presolaniche e bivacco Città di Clusone
Foto “Facebook”
Sul traverso del 4 tiro…l’allenamento a Valgua ha il suo perchè
In vetta…ci sono anche io!
Scorci in discesa
                                                                 Ospiti ai cassinelli