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Les Prés d’Orvin. Francese? No Sfizzero!

Stranamente a differenza di altre stagioni, ho ancora voglia di neve. Infatti dopo una flessione di motivazione post spedizione Etnea, la stagione non mi ha ancora soddisfatto. Troppo “magra” la stagione, troppo strana la neve e scarse le sciate soddisfacenti. Ci toccherà arrivare ad aprile e sperare in discese migliori… senza perdere d’occhio la roccia.

A proposito, sono stato ad arrampicare nel Jura. Mi state immaginando alle prese con la violenta placca strapiombante a buchi di “Action Directe” primo 9a della storia, aperta dal mitico Wolfgang Gullich nel 1991? Esatto, non mi terrei nemmeno fino al primo spit. Il Jura è quello della svizzera francese, non quello tedesco, (molto più famoso) ed è posto ad una 30 di km a nord di Berna. I gradi decismanete più modesti, ma la compagnia internazionale ha dato un’aria molto “cool” alla giornata. Mi sento quasi come quelli veri, quelli che sbircio di solito sui filmati di youtube. Sono perfino tamarro al punto giusto. Ci accompagna il solito tempo incerto che contraddistinguere quest’inizio di stagione su roccia.
Comunque, arrampicata divertente, a placche e buchi, intercalate da fessure…una sorta di mix tra Lantana e Casazza. La mattina la dedichiamo ai monotiri e il pomeriggio ad una vietta di un paio di tiri, che data la posizione della falesia, comunque resta aerea e molto “d’ambiente”.
In cima noto un simpatico personaggio del luogo, che salito dal sentiero, mi osserva mentre sbuco dalle placche e mi saluta. Tentiamo di comunicare e spremo il mio scarsissimo francese, “imparato” dalle telecronache del Tour de France. Inizia a piovere, ma sono già in sosta e mi fa notare che adesso salire sulle placche è più difficile. Tempo di girarmi per guardare Sara e Brigitta che sto recuperando e sparisce giù per il sentiero. Non ha molta voglia di bagnarsi neanche lui. Il vero protagonista è stato comunque Tim, il Labrador nero, un cagnone simpatico ma un po’ trugno…all’inizio diffidente con l’italiano, ma del resto ..è sfizzero!!!

Ciao

Arrivati a destinazione si aspetta la truppa

La falesia e l’avvicinamento

Les Prés d’Orvin

Mmmm, piove o non piove?

Ma si dai scaliamo…nell’ordine Laura, Sara, Brigitta & Tim

….e “Tamarrolandia”

Dopo pranzo vietta di due tiri…cordata italo-sfizzera!..

Secondo tiro, ambiente aereo..

E alla fine arriva l’acqua!

Niente foto di rito in cima…ma l’eroe è lui!Cane Sfizzero su seicento italiana!! : )

Alla prossima ciao!

Danzando con la pioggia il valzer dell’incertezza..

Ho ancora in mente il tornate della strada statale che porta in Valsassina dove ho adocchiato la prima gocciolina sul parabrezza. Siamo a meno di due minuti dal parcheggio dove molleremo la macchina per salire all’antimedale. 
Dopo un inverno passato nelle palestre, in coda per salire le mie viuzze di plastica, tra ragazzoni tatuati, arrampicatrici alla moda, principianti improbabili e gente capitata in palestra per caso. Un inverno passato a diventare matto sulle prese blu, oppure solo sulle le rosse con il solito esperto di turno che ti spiega come e dove mettere il piede e cosa fare o non fare per fare la prestazione, che se tocchi una presa diversa la salita non vale. 
Finalmente programmo con Marco la via “classica” per iniziare la stagione…la via degli Istruttori. Finalmente il grigio uniforme della roccia cancellerà dai miei neuroni le plastiche colorate costringendomi a muovermi per davvero, ad arrampicare. Finalmente poca gente in giro e nessun tatuaggio. Gli sbraccioni sono tutti rintanati nelle falesie. E’ tutta settimana che pregusto il momento e per l’occasione mi sono comprato anche un fantastico set nuovo di dadi.
Ma abbiamo fatto i conti senza l’oste. Pioviggina durante i 30 minuti che portano all’attacco…di quelle pioggie che alla fatica della salita aggiungono il peso dell’incertezza…la testa pensa in continuazione: “ora smette, si è diminuita, no ha ripreso”. E così gravati dall’incombente massa di nuvole giungiamo all’attacco. E’ asciutta!
Per poco…inizia  a piovere…primo giro di valzer, ci copriamo, aspettiamo, valutiamo le  nuvole sì si apre…dopo 20 minuti smette. Giusto il tempo per bagnare tutto. Ma la roccià è calda ed asciuga in fretta. Parto io. Mentre recupero Marco, altro giro di valzer, di nuovo la pioggia. Un pò di meno…Marco arriva e riparte….a metà del secondo tiro terzo giro di valzer….pioggia fitta battente…in poco tempo bagna tutto, di nuovo…salgo, costatando una inspegabile aderenza sul bagnato…forse ho la mescola da pioggia sulle scarpette? Mah! In sosta valutiamo..un po’ scocciati e un po’ fatalisti rinunciamo…la montagna è umiltà. Buttiamo le doppie e con loro l’idea di goderci la prima arrampicata in ambiente della stagione. A questo giro abbiamo capito la sonata…il valzer non era per noi.

Lecco vagamente uggiosa..

Parete dell’antimedale con i classici “sciarù de acqua”

Marco “asciutto” sul primo tiro..siamo ancora ottimisti

Marco sul secondo tiro, inizia a ripiovere

Piove, buttiamo le doppie tristi e abbattuti..

Ma le tòt alenament!

L’espressione di Marco la dice lunga…

Dubbi..

Chi ben comincia…

Eh sì, perchè se la stagione inizia con una buona prestazione, c’è da sperare per tutte le salite successive: un po’ di ottimismo in questo uggioso weekend non guasta.
Perchè la grandezza del nostro gruppo è anche questa: una volta capita a uno, una volta all’altro, chi deve essere un poco spronato una domenica, la volta successiva diventa l’amico di turno che ti toglie dal divano durante la digestione del pranzo della domenica…

E così non ci si ferma davanti alla pioggierucola, e dove se non alla mitica cava si può dirigere, per pagare il giusto dazio della prima volta delle mani sulle roccia di quest’anno?
L’ambiente è sempre inquietante, ma ora non solo per la severità dell’arrampicata, il buio, l’umido e le strane presenze, ma anche per gli eventi geologici che ne hanno sconvolto l’ingresso.

Un poco intimoriti, e con i debiti scongiuri, cerchiamo comunque di mettere a frutto l’uscita e qui il bravo Nando si dimostra in forma, sale la sua vietta senza battere ciglio e permette anche a me di annaspare senza troppa infamia sulla prima roccia della stagione. D’altronde allenamento e stile, come si può vedere dall’immagine qui sotto, sono diversi, ma si completano…

Naturalmente della compagnia ha fatto parte anche Chiara, che tanto adora l’ambiente della cava da abbandonare con entusiasmo il calduccio di casa, per superare pioggia, fango, rovi e frana, e quindi l’umida parete, dove per altro si è difesa a pieni voti.
Quindi su questo blog basta immagini di vette innevate, pendii immacolati che si stagliano contro il cielo blu? Siamo già arrivati al “cambio di stagione”?
Forse è ancora presto per dirlo…
Per oggi, come un anno fà (vi invito a verificarlo sul post di marzo 2010) prendiamo ancora spunto dall’immagine della nipotina che ieri dormiva beatamente: ” …a stà in del lech, te ne fe mia del lach!!!”
Ciao a tutti
Marco

Sconfitta del “che mia oia” e fuga da un sabato ordinario

Venerdì sera, mentre semiaddormentato mi guardo il TG giunge una telefonata. Ovviamente non mi alzo sino a quando capisco che l’interlocutore cerca proprio me. E’ l’avvocato che mi propone il Barbarossa per il giorno seguente. Di colpo mi si frantuma l’ipotesi di un sabato ozioso in attesa della domenica di festa, invitati come siamo al matrimonio di Carlo e Michi.
Dovrei preparare zaino, sci e recuperare i mille, ma fondamentali oggetti (laccetti, rampanti, ARTVA, occhiali da sole, stick per le labbra, buffer, guanti, etc.) sparsi ai 4 venti tra camera mia box e stanza “degli ospiti”. Sono dispersi da ben tre settimane, dalla Gita sull’Etna. Un unico pensiero frulla nella testa…“che mia oia”.
Però, l’avvocato arringa e il meteo è previsto buono, non tento l’arrocco e firmo la resa incondizionata.
La mattina si parte direzione Teveno, nel grigiore più totale…verso il ponte del costone le nuvole si diradano e il cielo azzurro fa capolino, pausa a Castione, dove raggiungo quotà due caffè e poi via in Val di Scalve. Saliamo con passo tranquillo, ma costante, mi sorprendo mi pensavo più scoppiato. Siamo in giro quasi da soli e ci gustiamo questo angolo della Val di Scalve, insolitamente deserto. In fondo è Sabato e “che mia oia” l’avranno pensato in tanti.
Sugli ultimi dossi si fa sentire il primo caldo e cede un po’ la gamba, ma tutto sommato si arriva sulla cimetta a dx del barbarossa bene. Prima gita dei 33 anni, la celebro con un autoscatto commemorativo. Poi un autoscatto per i due veci, che seppur sempre indaffarati, non mollano mai. Scendiamo su neve pessima. Alla macchina troviamo un personaggio che ci racconta di un improbabile incidente automobilistico al Gavia, perplessi lo salutiamo e ci gustiamo una birretta al bar “biblioteca” di Teveno. Così parlando gli raccontiamo dell’Etna…il barista sorpreso “ahhh, ma alüra si òter chèi dol Regazzoni, de setimana pasada”…sorridiamo compiaciuti, ci hanno visto fino a Teveno, il potere mediatico.
In sostanza a che servono gli amici? A romperti le scatole nel relax del venedì sera e renderti speciale un sabato ordinario…

Partenza al caldo, la giornata è primaverile

Scorci della Val di Scalve

Saliamo in perfetta solitudine

Uno sguardo alla parete, ripensando al racconto del bivacco su una staffa

Guardando verso Nord

Trentatre e ancora ce nè!!

Arriva il Fabio…

Eccoci….li hai visti teeeeee?

Gambetta rigida in discesa, ma la neve era davvero inguardabile

SERATE PARCO DELLE OROBIE


Invito a tutti gli amici del blog:

il Gruppo Alpinistico Presolana, con il Patrocinio del Comune di Scanzorosciate, Assessorato Cultura e Biblioteca, promuove due serate sulla conoscenza del Parco delle Orobie Bergamasche che si terranno in Sede GAP alle ore 21,00

Martedì 15 marzo
Origine, evoluzione storica e stato attuale del Parco delle Orobie. La flora , la fauna e la fauna minore del Parco delle Orobie Bergamasche.
Martedì 22 marzo
Salvaguardia della flora nel Parco delle Orobie Bergamasche
Il ritorno di lupo e orso nelle Orobie Bergamasche.

Relatori: Juri Belotti , Chiara Crotti, Laura Rocchi
(Ente Parco delle Orobie – Università di Milano e di Pavia)

Non mancate e diffondete l’invito.
Vi aspettiamo.

PS l’immagine dovrebbere essere di un grizzly, non proprio “orobico doc”, ma rende bene l’idea dei possibili incontri sulle nostre montagne!

Uttenheim – Villa Ottone 2011

Se, come si dice, la memoria delle immagini si deposita in ognuno di noi ed è a quella a cui leghiamo una parte dei nostri sentimenti, bene, con un breve soggiorno ad  Uttenheim – Villa Ottone, tanti bei ricordi sono riaffiorati in una corale di emozioni…

Già, perché tanti bei momenti di giovialità ed allegra compagnia, vissuti con gli amici di sempre durante innumerevoli vacanze Pasquali trascorse in  Valle Aurina, si sono materializzati come figuranti non appena solcata la porta dell’albergo…

Ecco, è stato un pò come tornare indietro di quindici anni, essere lì nella hall ad aspettare che dalle scale scenda un Nando più filiforme, un Daniele più paffuttello, un Luca che non parla spagnolo, oppure ancora, che entri un Bani con la battuta pronta od arrivi tuo padre a parcheggiare proprio lì davanti la Opel Kadett rossa, giusto in tempo per togliere dal portasci un paio di assi lunghi due metri o togliere dal bagagliaio l’immancabile pallone….

Vi assicuro che non è bastato neppure suonare il campanello del bancone, perché un effetto del genere cessasse. Ed infatti, per tutta la durata della cena pareva che nella sala da pranzo aleggiassero le voci della nutrita compagnia orobica a sovrastare l’ossequioso silenzio dei tedeschi, od ancora, il richiamo della vecchia Kellnerin al motto di: “tu non manggiaa? tu non piaccee?”. 
La stessa sensazione, poi, non ha mancato di ripresentarsi anche nella stube, dove, sotto i palchi di sventurati animali e davanti alla classica birretta Forst, pareva di essere in attesa del socio per la briscola chiamata o dell’immancabile fetta di colomba del Balzer…..

Il giorno successivo, anche sulle piste di Plan de Corones, fra una moltitudine variegata di sciatori mi è parso di dover continuamente inseguire qualcuno con un abbigliamento – anni ’90 – …….. ma forse il fuggitivo non era nessun altro che il dolce ricordo del tempo che fu…….


….. ad ogni modo, per non incedere nella nostalgia che certi luoghi possono nascondere, ecco il mio felice e speciale presente che mi sorride bevendo la sua meritata birretta spronandomi a nuove avventure……

2011 – Villa Ottone.
Ciao 
Fabio  

Ferrante Tour


Domenica scorsa c’era chi festeggiava il carnevale. chi il matrimonio, noi, finalmente, una bella giornata di sole e neve primaverile sulle nostre Orobie.
La compagnia era ristretta, nel vero senso della parola, perchè in cinque, con sci e attrezzatura al seguito dentro la Scenic non eravamo certo in abbondanza di spazio, ma la cosa era già stata collaudata, quindi l’importante è l’entusiamo di andare sulla neve!!!

A Colere non perdiamo tempo: in seggiovia fino a Malga Polzone e poi liberi da piste e sciatori della domenica verso la Val Conchetta. La neve è ancora abbondante, la salita ben tracciata verso il Pizzo di Petto, che noi lasciamo alla nostra destra.

Raggiungiamo il passo di Fontanamora e per rispettare la tabella di marcia non saliamo in vetta al Vigna Vaga, ma risaliamo ancora brevemente verso il Ferrante, per guadagnare la linea di discesa che ci porta in Valscura.

Ed ecco prima di affrontare la discesa l’immagine che ritrae due dei protagonisti di questa gita: i due Ferrante!!


La discesa verso la Valzurio è su neve ben trasformata, continua, insomma di piena soddisfazione.

Certo che le belle discese poi si fanno scontare: la risalita verso Cima Bianca e quindi le piste che ci riporteranno nel fondovalle di Colere, nel bel sole caldo del mezzogiorno, ci fa sbuffare un poco…
Comunque un passo alla volta, non restiamo neppure troppo indetro rispetto ai “tutina” che incontriamo sul percorso, tra cui anche il mitico “Falco” Savoldelli in versione scialpinismo. Intanto la Presolana ed il suo Spigolo Nord-Ovest ci incoraggiano e arrivati in cima, dopo un sorso di acqua, the o coca-cola (dipende dai gusti), con qualche variante fuoripista, ritorniamo alla mitica Scenic!!!
Ciao a tutti e … alla prossima!!!

Etna, scialpinismo nel cuore del mediterraneo.

Come certi buoni vini, i racconti di alcune salite hanno bisogno di riposare, per poterne assaporare tutti i gusti i profumi e le sfumature, anziché coglierne solo l’aspetto immediato. Così ho preferito aspettare e lasciare affiorare quello che di meglio ha saputo offrirmi questa tre giorni siciliana.
Per me, che conoscevo già quei luoghi, è stato immergersi in un viaggio a ritroso, in un ambiente famigliare, ma del quale certamente mi mancava la veste invernale. Ho rivisto panorami che mi sono cari e incontrato gli amici siciliani, facendomi riassaporare con un po’ di nostalgia “i bei tempi” del dottorato sull’Etna.
Il vulcano nelle sue mille sfumature sa riempirsi dei colori della primavera, rinfrescare in estate e imbiancarsi di inverno. Sa essere brullo e desertico nelle parti sommitali, quanto rigoglioso e accogliente sulle pendici. Come il vulcano anche la sua gente è al tempo stessa sfuggente e ospitale. Mare e montagna, lava e ghiaccio, boschi e paesaggi lunari…..questo è l’Etna, un gigante di 3300 m incastonato nel vertice Nord orientale della Sicilia.
La rigida cronaca non ha senso, sarebbe un elenco. Preferisco lasciar scivolare in ordine sparso i pensieri. Come un buon vino. Non c’è un ordine…una fragranza la cogli prima di altre, non fai un elenco.
Accompagnati da Giuseppe, fantastica guida vulcanologica, saliamo ai crateri sommitali dal rifugio Sapienza il primo giorno,  e percorriamo il versante  NO il secondo, risalendo da Piano Provenzana. Nel mezzo un magnifico spettacolo… un cono “imperfetto” che domina incontrastato il tratto di mare da Taormina a Catania, sul quale la vista spazia a 360°. Coni imbiancati, interrompono i versanti levigati, ad est la valle del Bove, una immensa depressione come una sorta di scucchiaiata  che si è portato via mezzo versante. Neve trasformata in alcuni punti lavorata in altri, un paesaggio lunare. Il panorama apre il cuore e la mente. Calziamo gli sci, ma guardiamo il mare… una sensazione unica, per noi, nordici abituati ad associare il mare ai bermuda alle infradito e al telo da mare…all’estate insomma. Arrivando in cima so già cosa mi aspetta…i crateri centrali, lì a meno di  un metro…noi siamo abituati alle creste che delimitano il terreno orizzontale dalla parete e dal mondo verticale…qui ci sono le bocche…depressioni fumanti che destano impressione. La sorpresa degli altri è grande, così come la soddisfazione, compresa la mia. Come nelle occasioni importanti compare il gagliardetto del GAP, la foto di gruppo. Mi lancio in un “viva Garibaldi” tra le risate generali. La scanzonata spedizione dei 12 ha raggiunto il suo obiettivo..
La discesa dai crateri è incredibile, neve perfetta, scivoliamo veloci, lungo i crinali, tutti scelgono la loro linea…tra tutti il “Boss” da il meglio di sé…in preda a  raptus di libertà, ogni tanto prende a tagliare in diagonale, si allontana dal gruppo lanciato a uovo, poi come impazzito disegna serpentine in qualche tratto, che nella sua testa decide ideale, e infine rientra come un boomerang tra gli altri. Altri sono più composti…è lo stile dei “Senatori”. Io anziché i canali mi scelgo i coni, mi piace la loro perfetta pendenza di 45°. Vedere le ginocchia vicine al pendio, rannicchiato come sono, invertire in aria, assaporando quel perfetto istante di “sospensione”, dove tutto è precario e puoi chiudere perfettamente una curva o ritrovarti a mangiare neve per terra. In fondo lo sento un po’ “mio” questo versante del vulcano e mi scelgo dove passare. Sono felice. 
La sera saremo al mare…da 3350 a 0 m in un paio di ore.
Secondo giorno, paesini trafficati e fantastiche pinete, intervallate dai campi lavici. Il sole continua ad accompagnarci. Il paesaggio a Nord, è più selvaggio. Di nuovo lo sguardo volge al mare, la Calabria, le Eolie…che posto fantastico! Saliamo è sempre lo stesso vulcano ma cambia la prospettiva, i paesaggi, le distanze..sopra di noi il cratere di NO sfumacchia come una vecchia locomotiva sempre più vicina…vi arriviamo poco sotto,  di gran lunga oltre l’osservatorio dei Pizzi Deneri. Di nuovo strette di mano, affiatati e compatti. Qui la discesa diventa quasi perfetta. Non siamo in neve fresca, ma riusciamo a lasciare le nostre traiettorie nella neve, serpentine che disegnano il personalissimo stile di ciascuno, chi leggero, chi potente, chi preciso, chi irruento. E quindi giù per canali, dossi avvallamenti. Un piccolo infortunio a Valentino ci lascia in apprensione, ma poi tutto si risolve davanti a un piatto di pasta con un brindisi finale.
Di lì congedo tutti e do appuntamento all’aeroporto, vado a trovare Stefano a Catania e a bere un caffè dal sig La rosa, il miglior espresso del mondo. Mentre raggiungo gli altri, i a cavallo di uno scooter con la sacca degli Sci a tracolla (in tangenziale!), i pensieri si affollano. Ancora una volta mi domando come l’Etna possa  esercitare un fascino cosi grande. Ancora una volta il gigante fumante mi osserva. 
Prime luci sul vulcano..
Vista sulla costa dagli impianti di Etna Sud
Lezioni di vulcanologia da parte di Giuseppe, la nostra guida. 
 Verso la cima, il cratere di Sud Est
 Ultimo faticoso pendio tra mare e montagna…

Togliamo gli sci, di lì a poco saremo in vetta..
Ecco i 12 in cima belli come il sole! Gruppo Alpinistico Presolana…what else?
 E poi giù…Chiara scivola leggera ed eterea su neve trasformata
Giorno due..partenza da piano provenzana
Paesaggio nuovo, selvaggio, immenso…
La locomotiva sbuffa e ci indica la via…
Sali sali e non arrivi mai…m quanto è grande questo Etna!
La nostra salita finisce qui…ma il divertimento continua in discesa
Tavolata finale al rifugio. Il cestino di pane in primo piano l’ho finito io