CAMBIA LINGUA

Giornata di sole a strapiombo sul Garda

“Una via di roccia orizzontale” così è definito il sentiero dei Contrabbandieri, intitolato a Massimiliano Torti, ragazzo di 23 anni, morto nel 2000 sul Dente del Gigante.

Lunga quasi 3 chilomentri, la via sfrutta una stretta cengia realizzata tempo fa per tracciare una possibile strada che avrebbe dovuto collegare Limone del Garda con la Val di Ledro. Per quanto chiodata, con tratti in artificiale e cavi metallici, il percorso è molto stretto e un passo falso può essere fatale. Abbiamo quindi proceduto in conserva, assicurandoci agli spit con mezzi barcaioli per dare o recuperare corda. Continue reading

Campanile Basso, via Fehrmann

La prima volta che ho visto il Campanile Basso non riuscivo a smettere di guardarlo, tanto da rischiare di inciampare mentre camminavo, affascinato dalla sua bellezza; mi sembrava un sogno poterlo scalare ed ammirare il Brenta dalla vetta. Ho posto il Campanile tra i miei obiettivi strizzando l’occhio alla via normale, andandomi a leggere la relazione di tanto in tanto, per dare un occhio alla linea e capire quali difficoltà si sarebbero incontrate. Continue reading

Due fratelli all’avventura.

Sul finire del mio periodo Erasmus, nell’olandese Amsterdam, decido di fare un salto a trovare chi, dopo il suo erasmus, si è trasferito nella città che l’ha ospitato, mio fratello Damiano, nella francese Tolosa.

Il soggiorno si prospetta fin da subito all’insegna dello sport, con la partita Italia-Svezia nello stadio cittadino ( sempre che fare il tifoso sia considerato attività fisica ).  Continue reading

Inizio di stagione sul verrucano di Rogno.

Reduce da un week-end passato nella valle del Sarca, vicino ad Arco di Trento, senza però ‒ e mi vergogno un po’ a dirlo ‒ aver scalato nulla; non vi nascondo che, sebbene abbia passato una bellissima domenica, sono rimasto con la voglia di arrampicare. Una specie di prurito mi saliva incrociando persone con la corda in spalla, o gettando lo sguardo sulle splendide placche di calcare grigie e gialle che sovrastano la vallata. Colgo quindi l’occasione per completare il racconto sull’uscita della scorsa domenica e pubblicare il mio primo post sul blog. Continue reading

Scalare

Quello che fai a Capodanno, fai tutto l’anno..

Iniziai il 2015 con la testa nella montagna, definire obiettivi, traguardi, allenamenti, punti di riferimento e stimoli per incanalare le energie nella direzione voluta: scalare e godere la montagna con consapevolezza e maturità.

E’ stato, appunto, un anno in cui ho dedicato molto alla montagna, riuscendo ad ottenere soddisfazioni, che arrivano non sono dalle vette raggiunte ma anche da legami con compagni di cordata e non che nascono, crescono e si rafforzano.

In tutto questo andare a scalare c’è una grossa componente mentale che ti permette di alzarti alle sei del sabato mattina per andare a faticare, rinunciare a bagordi e serate mondane, sentirti a tuo agio quando l’ultimo rinvio è sotto di qualche metro, provare serenità all’uscita delle difficoltà ed intravedere la via di casa. Mi sono chiesto il perchè scalo e come sia possibile riuscire ad incanalare così tanta energia e passione per questa cosa che non porta a premi o vittorie ma piuttosto al raggiungimento di uno stato d’animo; un perchè lo si può trovare nelle parole di Alessandro Lamberti (Jollypower).

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Settembre, andiamo è tempo di …

Così al termine della stagione estiva, con la prima neve che imbianca la Presolana, mi trovo a pubblicare qualcosa dell’estate…

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e la prima immagine è quella del “quattromila” estivo, il Bishorn, nelle Alpi Svizzere che qui si alza alle spalle di Chiara, una delle “dames” della nostra compagnia che lo hanno salito a luglio nella classica gita d’alta quota del GAP… Continue reading

Bellezza della Venere (IV+), Cime alle Coste Sud, Dro (TN)

“Quando si va ad arrampicare ad Arco, vuol dire che l’estate è arrivata!”.
Con questa frase Enrico saluta l’arrivo in valle del Sarca. In realtà sarebbe meglio dire primavera..che d’estate Arco è un forno. Ma evito di puntualizzare, del resto l’entusiasmo del Sammer è contagioso, tutto preso a guardare le pareti e le coltivazioni di vite trentine, per deformazione professionale.
Ogni volta che si arriva ad Arco, troviamo mille spunti e stimoli di giornata, piccoli aneddoti e sorprese da raccontare tornati a casa. La notizia del giorno è che facendo colazione nel solito posto, incrociamo Alessandro Beber, invitato a Scanzo nel 2012. Salutato, ci riconosce e ci invita a bere una birra alla casa delle guide. Del resto se sulle pareti il divario tecnico tra noi resta impossibile da colmare, la birra è sicuramente un terreno dove anche noi possiamo dire la nostra.
Altro spunto è il ritorno alle vie dell’Enrico dopo un discreto periodo di astinenza e la presenza di Valentina, che da poco si è unita al nostro gruppo di arrampicatori. Nell’ambiente GAP dei senatori si vocifera che sia una “tosta”.
Gli instancabili Elia e Poniek invece si prendono un giorno “di ferie” dedicandosi ad altre attività.
Data la cordata inedita optiamo per una via tranquilla e rilassata. La “Bellezza della Venere” che rimanendo sul tema, costituisce la naturale scelta dopo “Aphrodite”, salita qualche settimana prima. Inoltre questo settore della valle non l’ho mai esplorato ed è un altro buon pretesto per cimentarci su questa via.
A parte il caldo a tratti asfissiante ci muoviamo molto bene, i primi tre tiri sono piuttosto monotoni, mentre dal quarto l’arrampicata è varia e di soddisfazione, aumenta la verticalità e le difficoltà, con diedri, placche, traversi e qualche facile strapiombino da superare. Nel complesso la roccia è buona (a parte il terzo tiro), sicuramente non è un “vione” per continuità ed estetica, ma nel complesso ci è piaciuta. Troviamo un buon ritmo e ben presto la ruggine sulle manovre di corda è tolta. I miei secondi si muovono bene e mi danno la sicurezza necessaria per concentrarmi sui movimenti e gustarmi il gesto dell’arrampicata.
Completiamo la via entro i tempi dichiarati. Enrico si è dimostrato sicuro e solido, Valentina decisa e motivata. Un ottimo acquisto!
Dopo una discesa aerea da non sottovalutare (attenzione soprattutto a non muovere i sassi) ci dirigiamo verso il meritato panino e birretta. E ancora una volta assaporiamo tutto il gusto e il piacere di sentirci scalatori ad Arco, tempio dell’arrampicata.

Meteo avverso..

Ci girano le scatole, ma era previsto. Nonostante un nubifragio che sbarra strada ed entusiasmo in quel di Cene, animati da un ottimismo che rasenta la cieca ignoranza andiamo oltre. Obiettivo minimo di giornata: colazione a Ponte Nossa. Lì sembra meglio e proseguiamo verso Valgoglio e il Lagonero. Avvolti nelle nebbie del Monsone orobico dopo un paio d’ore sbuchiamo nei pressi del rifugio. Siamo intenzionati ad arrampicare nonostante l’evidente impraticabilità, dato che ci siamo tirati sui kg di materiali. Proviamo qualche tiro, in condizioni da Svalbard, ma in realtà non vediamo l’ora che il rifugista ci chiami per il pranzo.
Lì le prestazioni migliorano nettamente, pasta, formagella, vino rosso, torte, caffè grappa e il proverbiale e pericolosissimo genepì.
Non è che abbiamo combinato granché, a parte una discreta sfacchinata. Ma ci siamo fatti delle grandi risate passando una bella giornata in compagnia. In attesa di cose più importanti, nel proseguo della stagione.

Progressi primaverili

La primavera può essere flagellata dai monsoni orobici, ma non sembra sia il caso di quest’anno.

Abbiamo macinato già qualche km verso Est e ci siamo ingaggiati sulle pareti dietro casa, incominciando ad alzare lo sguardo verso le montagne….le ipotesi di vie in quota sono state rimandate, considerato il calo di temperatura di questi giorni.
Ma la testa incomincia a rimuginare vecchie idee e progetti, da rispolverare alla prima occasione.  Il dato è che ancor prima della fine di maggio, abbiamo nel carniere quattro vie e tutti i soci di scalata hanno tolto la ruggine dai polpastrelli e si sono dati da fare.
In queste due settimane la nostra preparazione è proseguita con due classicissime, sempre utili per valutare il proprio grado di forma “chiappa” e “istruttori” all’antimedale.
Alti e bassi tipici di una preparazione non ancora al top si fanno sentire, mentre sulla chiappa mi sono sentito in forma e apposto di testa, sugli istruttori la settimana dopo ero uno straccio. Complice forse un caldo torrido e le difficoltà tecniche un po’ più elevate.
Presto sarà il tempo degli zaini preparati con cura, delle serate misurate, delle sveglie all’alba e delle vie da sognare intere settimane prima di realizzarle.
Allenarsi.
Nando