CAMBIA LINGUA

Alla luce della Luna

La notte del plenilunio, dicembre. Presolana. Una occasione che per alcuni di noi è difficile lasciarsi sfuggire.
Troviamo la proposta nel magico mondo virtuale, il pensiero “perché no?” arriva velocemente. Un paio di telefonate e l’appuntamento è segnato.
A metà pomeriggio ci incontriamo nelle vicinanze del passo con il resto dei partecipanti, giusto in tempo per ammirare il rosso del tramonto che infiamma la parete della Regina.
Un dicembre ballerino ci nega la neve questa sera, i piedi camminano sulla terra ghiacciata e su rari stralci bianchi. Qualche convenevole, qualche presentazione, e si inizia a camminare. È una passeggiata, piacevole, rilassata, senza tempi e senza corse. Pensata come ciaspolata, si adatta anche al terreno nudo.
Bastano dieci minuti e nella mia testa si affaccia un piccolo pensiero pungente: siamo troppi, ci sono troppi rumori, troppe risate. Il cielo si scurisce nel rosso e nell’arancione del tramonto e io temo di non riuscire a godere appieno del bosco e della serata, immersa in un clima troppo festoso. Per fortuna dopo poco la costanza del passo attutisce le chiacchiere, pian piano ci si scalda e anche il freddo della sera non è più fastidioso.  Saliamo piano tenendoci alla sinistra della carrabile, la tagliamo, ci infiliamo nel bosco, costeggiamo pascoli e tagliamo i prati, ci infiliamo di nuovo nel bosco.
In una parola: vagabondiamo. Il cielo precipita nella notte e la luna prende forza. Una luna grande, bianca, quasi piena. Una luna imbarazzante, per quanto è bella. Attraversiamo i prati e le nostre ombre sono nette, nere nere sulla brina ghiacchiata. Cerco di ricordarmi quando ho avuto una luna così, una luce così. Non me lo ricordo.
Arriviamo in breve alla Baita Cassinelli, dove ci aspetta la cena, il caldo della stufa, il sorriso dei rifugisti. Le luci di natale, appese alla grondaia della baita, la fanno
improvvisamente assomigliare ad una capanna nel presepe. Si ride, si scherza, si entra per scaldarsi e mangiare, i profumi della cucina si diffondono anche nell’aria gelida della notte che ormai è scesa del tutto.. però.. però non voglio entrare, subito, dentro. Aspetto, prendo tempo, lascio che la compagnia entri. Mi attardo. Sfilo dito per dito i guanti, tolgo piano lo zaino.
Giro intorno alla baita, il più silenziosamente possibile. Giro l’angolo e mi lascio alle spalle le risate e le chiacchiere . Vado da Lei.
La parete si staglia nel cielo punteggiato da centinaia di stelle che ridono, la roccia nuda, la poca neve rimasta nei canali splende, letteralmente.
Salgo, cercando di frenare il passo, che per qualche strana forza di attrazione gravitazionale quando arrivo lì sotto cerca sempre di sfuggirmi, di tagliarmi il fiato e di farmi correre, il più velocemente possibile. Come se in corpo ci fossero dei piccolissimi frammenti di roccia che vogliono tornare a casa. Niente corse stasera. Stasera si va piano. Salgo e in breve già non sento più i rumori del rifugio, soffocati dal freddo, zittiti dalla luce della luna, tagliati dal rumore del vento. Ecco quello che volevo: i sassi ghiacciati che scricchiolano sotto gli scarponi, il sibilo del vento che si infila nel cappuccio, gli alberi che sospirano e la luce che vibra. La frontale è rimasta in tasca. Non c’è sempre bisogno di una luce artificiale per illuminare i passi, e definire il cammino, a volte basta guardare quello che c’è, naturalmente. Quello che non è forzato, non è chiesto, non si può pretendere e non si ottiene con la
testardaggine. Come una luna piena.
Improvvisamente, mi ritrovo finalmente sola sotto la montagna. C’è anche il tempo di scegliere un sasso, e di sedercisi sopra. C’è il tempo di restare a occhi spalancati a vagare tra le stelle che affollano il cielo. C’è il tempo di scorrere come una lunghissima carezza la faccia della parete, le sue rocce a picco, le ombre scure proiettate dalla luna, le striscie di ghiaccio negli angoli meno esposti.
È bella. È semplicemente bella.
È bello in una notte fredda di metà dicembre potersi sedere da soli ad ascoltare il vento che soffia e a riempirsi gli occhi e il cuore di una meraviglia così grande. È bello sentire il freddo che mordicchia le dita e il viso e sentirsi a casa.
Lì sotto ci sono gli amici che ridono e un fuoco acceso nella stufa che asciugherà i pensieri, e un piatto caldo sul tavolo di legno e uno, due, dieci, quindici volti sorridenti.
E improvvisamente sentire quanto è meraviglioso e semplice tutto questo.

 

Queste cose che succedono
ai piedi della Regina.Anna

Luci alla partenza

 

Presolana sotto un cielo stellato

Atmosfere alla Baita Cassinelli

 

foto di Massimo Rocchetti. Grazie!

3 Commenti a "Alla luce della Luna"

  1. Anonimo scrive:

    Sono rimasto muto… ho perso la parola davanti ad un testo come questo… impossibile parlare… riesco solo ad immaginare tutto questo nel silenzio della mia mente… e' incredibilmente Bello… Sei Grande Anna. Ciao Aldo.

  2. Marco scrive:

    Grazie Anna per l'incanto delle tue parole…
    sono i migliori auguri di Natale che possiamo scambiarci….

  3. Anonimo scrive:

    questo racconto suscita emozioni così intense e violente da lasciarti senza respiro..e non solo senza parole!
    mi inchino Anna…NAMASTE a te!

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