La sveglia proibitiva alle 3.00 del mattino è stata la tassa da pagare per questa giornata meravigliosa all’insegna dello sci, dell’alta montagna e di luoghi che conosco bene, ma che non avevo mai visitato sci ai piedi.
Quest’anno però la motivazione e le condizioni per praticare scialpinismo sono tali che la voglia di mollare tutto per dedicarsi alla più comoda roccia ancora non è arrivata. Il meteo che continua a scaricare cm di neve sulle montagne sembra darci ragione. Per cui ogni week end troviamo spunti per luoghi da visitare e salite da intraprendere. Del resto lo scialpinismo è nato come attività primaverile, specie sulle grandi montagne.
Questo weekend scegliamo la Valfurva e il Ghiacciaio dei Forni, che mi evocano sempre tante emozioni essendo le montagne della mia adolescenza.
Dopo le nevicate in settimana il ghiacciaio si è presentato nella sua veste migliore, distese di neve vergine, pendii da battere e un ambiente maestoso. I media con il loro terrorismo mediatico sul rischio valanghe limitano la presenza di sci alpinisti e piccoli gruppi si spartiscono equamente le montagne dell’area. La nostra meta sono le Cime di Pejo che fanno parte del lungo crinale che collega tutte le vette della celebre cavalcata estiva delle 13 cime. Un percorso a cavallo di Lombardia e Trentino in un ambiente spettacolare, teatro della Grande Guerra.
Ci addentriamo nel ghiacciaio dei Forni e ad ogni dosso superato un nuovo scenario si apre di fronte a noi. La splendida giornata fa il resto e anche se la quota e la sveglia presto ci toglie un pò di brillantezza atletica l’entusiasmo è alle stelle.
Le cime di Pejo rimangono un po’ appartate circa a metà della celebre traversata, per raggiungerle superiamo un ripido canale
Nella parte altra siamo esploratori in un luogo desolato. Qui la quota si sente e accetto di dover rallentare. Ho più tempo per guardarmi in giro. Non servono altre parole, parleranno le immagini.
La bellezza di questi luoghi è commovente, ovunque a perdita d’occhio montagne stupende, muri di ghiaccio e silenzi. Ogni scorcio di questa valle mi evoca ho un ricordo, un aneddoto una storia ascoltata al campeggio di S. Caterina Valfurva. I racconti di Gino sulla nord del S. Matteo. Il rifugio Branca con al nevicata di Maggio durante la prima gita alle elementari, il Gran Zebrù e quella volta che non mi ci hanno portato. La discesa in mountain bike dal Pizzini ancora prima che inventassero il downhill.
La compagnia è ottima Francesco, Lorenzo e Chiara formano un trio con il giusto equilibrio. I valtellinesi amici di Francesco ci accolgono a casa loro con garbo e simpatia. La vetta, in questo caso due, è sempre un bel momento per fermarsi a contemplare. Come ogni volta in questi luoghi il pensiero va a chi, 100 anni prima, saliva queste cime per contendersele a suon di cannoni. Se si prova solo a immaginare cosa possono aver sofferto sale il groppo in gola.
Dalla cima di nuovo panorami grandiosi, il gruppo del Brenta, della Presanella e Adamello, e più in là Marmolada e Pelmo Civetta, Dolomiti. Siamo nel cuore delle Alpi e le Alpi le abbiamo nel cuore.
La discesa è meravigliosa, un’altra giornata in polvere. Ne abbiamo fatte così tante quest’anno da rendere questa stagione per certi versi irripetibile.
Ma la cosa più interessante è che ancora non è finita.
Nando
Complimenti a tutta la compagnia
Bellissime foto e ambienti unici.
Bravi il vero scialpinismo.