CAMBIA LINGUA

Asocial Network

Oggi me la sono presa con calma. Non mi sono nemmeno messo a cercare soci o fare “rete” per stanare gli arrendevoli del meteo incerto e della neve brutta. Ma nemmeno i motivati dell’uscita a tutti i costi.
Oggi mi sono alzato con calma, senza nessuna idea su come impegnare la mia domenica.
Seduto al tavolo, ho gustato il caffè, tenendo stretta la tazzina con le mani, assaporando l’aroma che mi riempiva le narici e godendomi il calore che sprigionava la ceramica sulle mani. Ho acceso distrattamente la tv. Ho guardato distrattamente gli scarponi, messi ad asciugare vicino al calorifero.
“Ma sì, è un pò tardi, ma vado”.
Ho preparato tutto e sono uscito di casa. Erano le 11.
Agli spiazzi ho trovato il Corso di Sci e qualche scialpinista del GAP, quest’ultimi in giro alla spicciolata.
Trovo anche il Marco, sembra contento di vedermi. Ricambio. In effetti è da tutta la mattina con i piedi a mollo nella neve fradicia a gestire gli aspetti logistici del corso, i bambini i genitori. Scambiare due parole “tra alpinisti” e soprattutto amici, fa piacere . Mi consiglia la salita su un versante che non ho mai fatto. Eseguo volentieri, la risalita sulle piste mi viene sempre a noia.
Lascio alle spalle le piste con gare e sciatori e mi addentro nel bosco. Seguo una traccia che non ho mai affrontato, senza sapere dove mi condurrà…ma ho voglia di perderemi un pò via, senza pensare a niente. Si pensa troppo di questi tempi, organizzare, pianificare, fare tutto nel poco tempo libero a disposizione. Ottimizzare. Mente che gira sempre a mille.
Poco alla volta mi immergo in quello che stavo cercando.
Un po’ di sana asocialità.
Il bosco,con il suo aspetto un po’ sinistro e un po’ monotono, mi isola.
Mi vengono in mente le parole di Silvia Vidal…”non è che non ho amici, ma a volte sento l’esigenza di andare da sola”
Ecco. Niente di più, niente di meno.
Arrivo al colletto immerso nella nebbia, non c’è nessuno.
Mi godo ancora qualche minuto il silenzio, la neve e la solitudine.
Poi mando qualche foto agli amici, terminando il mio momento di
asocialità.
Come mi aspettavo, conoscendomi, è durato poco.

Amicizie sugli sci.

Questo weekend di sole avevo un unico desiderio. Passarlo sugli sci.M. Pora

Le voci discordanti sulla qualità della neve mi fanno optare per un sabato esplorativo al Pora, in compagnia del mitico “Aldone”, il cui bunker d’allenamento per l’arrampicata mi sta dopando gli avambracci a livelli mai visti (mai visti da me ovviamente).
Sono contento di fare una gita con l’Aldo, ci alleniamo insieme, ma non abbiamo mai organizzato niente per vari motivi. La compagnia è così piacevole che tra una risata e l’altra saliamo a Cima Pora, scendiamo, ripelliamo. Dopo un bel panino al rifugio, giù dal vareno che non è neanche male.
A casa presto, rilassati e soddisfatti per fare la spesa e le altre menate del sabato.

SquareTower..

Potrebbe essere il nome di una località di sci in British Columbia.
E invece è la ben più nostrana Piazzatorre.
Ieri (sabato n.d.a.) le Orobie sembravano il Canada da quanta neve è scesa.
Ogni volta che vado a Piazzatorre provo una sensazione strana, mi sembra di tornare negli anni ’80. Non so se sono le case, con lo stile di quegli anni, i baretti dai nomi “vintage” o la quasi totale assenza di gente per le strade.
Mi sembra di respirare l’atmosfera delle prime gite in montagna che facevo da bambino, quando si usavano le salopette alla “Pirming Zurbiggen” con le protezioni a salsiccia sulle ginocchia, e la zip per chiudere lo scarpone nei pantaloni dietro al tallone. Quando vestivamo con ingombrantissimi piumini sottomarca e le mani erano sempre perennemente bagnate e fredde, che i guanti di quegli anni si imbevevano come spugne. Tutto in un esplosione di colori spenti: blu scuro, rosso, bianco.
La stessa sensazione di umido anni 80 mi ha accompagnato anche nella nostra uscita odierna, volevamo sfruttare una micro finestra di tempo brutto, nel week end di tempo orrendo; infatti, dopo i primi 20 minuti la neve già scendeva abbondante.
In fondo anche se le temperature non sono rigide, qui è inverno pieno e salire tra i boschi, nel silenzio è uno spettacolo, nonchè ottimo battesimo per Elia, alla sua prima gita di scialpinismo.
Marcello ed io battiamo la traccia in più di mezzo metro di neve appena caduta (non sto esagerando), Elia ci segue con il suo bel da fare intento com’è a destreggiarsi nella nuova disciplina. Stringendo i denti recita “mantra” impronunciabili, meglio di un monaco tibetano. Ben presto siamo raggiunti da un bel gruppo del Cai che ci da il cambio. Soliti simpatici siparietti tra gli scialpinisti, discussioni sulle nevicate atlantiche umide e molto lentamente saliamo agli impianti. Marcello si butta nella fresca per poi risalire, io mi accontento e scendo con Elia dalle piste.
Il tempo oggi non era dalla nostra parte, ma del resto “mei che stà a ca”.
Nando

Ma racomande, spètem!

La nostra “Befana” a Colere inizia con questa decisa esortazione pronunciata in un bel bergamasco “trögn” da una vivace senatrice sugli sci, non appena mettiamo piede sulla neve. Mi giro sorpreso e poi sorrido…ce l’aveva con me? con gli altri del suo gruppo? chissà.
Siamo in sette del GAP oggi e la giornata è favolosa. Risaliamo sulle piste in mezzo ad una folla di scialpinisti, ma in fondo non ci pesa. E’ una transumanza dovuta alle condizioni del manto nevoso, richio alto…posti disponibili per sciate sicure pochi. E cmq dopo due giorni di acqua totale i tossici di montagna sono tutti in giro.
La nostra meta è il Ferrantino, vorremmo deviare per il mare in burrasca ma l’artva di Mario non funziona e quindi fedeli al “tutti per uno uno per tutti” saliamo dalle piste. Osservo perplesso giovani pischelli snowboarder che non sanno più cosa inventarsi per essere originali e ormai sono alla stregua dei clown a carnevale. Va bene la montagna per tutti, ma un po’ di stile non guasterebbe.
La Presolana è in una veste affascinante e decisamente himalayana, incrostata com’è di neve.
Anche le altre cime sono tutte cariche, in molti canali ha già scaricato. C’è in giro un po’ di tutto, “tutine”, gruppi  CAI, facce viste e riviste nelle Palestre di arrampicata, una nota guida alpina nostrana con i clienti.
Sembra quasi che l’alpinismo bergamasco si sia dato appuntamento qui ed è bello sentirsi parte dell’ambiente.
Arriviamo in cima in sei. Alla spicciolata.  La vetta del Ferrantino ci richiama alla mente l’altro
“Ferrantino”, quello in carne ed ossa, che da tempo non fiuta più la neve, preso dagli impegni e dalle distrazioni delle comode terre di pianura.
La discesa è super divertente, neve ottima in alto, dura e ghiacciata nella parte bassa…va bene sciare comodi, ma sul ghiaccio viene fuori la tecnica ed è una bella soddisfazione.
Oggi la gamba girava di brutto e ho stacco in salita nientepopodimeno che il Gianlu.
Forse aveva ragione la senatrice alla partenza…
…ma racomande spètem!
Nando

Timogno. Tutti alla ricerca della golosona.

Il parcheggio agli spiazzi è desolante. Non c’è nessuno. Piove, fa caldo ed è tremendamente umido. Le condizioni peggiori per assaggiare la neve. Ma in settimana è arrivata una bella nevicata e non si poteva non tentare. Poi c’è il Natale, si lavora, si va lunghi per la gita successiva. Bevo un caffè al bar, meditando sul da farsi. Esco, ha smesso e arriva qualche auto di scialpinisti. Va beh parto. Ieri avevo un mezzo accordo con un amico, ma ero in deciso…e in fondo..avevo anche voglia di farmi una girata da solo. Seguo la traccia nel bosco, non ho voglia di farmi prendere dal “trip” dei tutina di spingere alla morte sulle piste…voglio godermi un po’ di atmosfere ovattate. Più scomodo, gli abeti sgocciolano e ti bagnano un pò. Il rischio zoccolo dietro l’angolo. Però mi calo nel silenzio del bosco. Senza tirarmi matto.
Relax.
Sulla pala si incomincia ad aprire il panorama e i polmoni…bella traccia regolare all’inizio…poi qualcuno ha deciso di tirare dritto per dritto e complice lo zoccolo, che puntuale si forma, si fa una bella fatica. Arrivo in cima. Sembra di essere in norvegia. Nuvole basse ovunque. Atmosfere da grande nord. Ci sono un po’ di persone, tra tutti scambio due chiacchiere con un ragazzo che poi ritroverò al rifugio. Poi mi metto in disparte godendomi il te e il panorama. La discesa è buona..neve pesante ma le prime curve sono piacevoli, riesco a trovare anche discreti tratti di vergine dove metto la mia firma..mentre lentamente sale il mondo. Tutti alla ricerca della golosona…ma forse partiti un po’ tardi! Questa volta li ho fregati io!
Nando

Valtorta e Rifugio Lecco

Dopo l’apertura della stagione sciistica con l’apeski, si passa dalle parole ai fatti.
Eccoci domenica 8 dicembre, di buon ora calzare gli sci in direzione del rifugio Lecco,salutati da un venticello gelido.
Risaliamo con alle spalle il possente P.zzo dei Tre signori e ben presto ci ritroviamo al sole dei Piani di Bobbio, immersi in un bel panorama. Lo zucco di Pesciola in veste invernale sembra anche una parete severa. Un veloce caffè al rifugio Lecco, dove trovo sempre cordialità…e poi di nuovo giù a Valtorta.
Prime gite di inizio stagione che vanno prese così come sono, veloci, brevi, di preparazione a grandi salite. Ma comunque sempre divertenti!

Nando

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M. Pora. Il gioco delle linee.

Mentre percorro il ponte del costone la luce del mattino colora di rosa le cime innevate sopra Premolo. Oggi si scia. Finalmente termina l’inconcludente Novembre.
Il mio piccolo viaggio in auto si snoda tra lente auto di villeggianti e quelle di sciatori frettolosi. Anche io lo sono…ansioso di scartare il regalo, la prima neve dell’anno.
Come sempre la cerco ad ogni curva, uno sguardo alla strada poi uno verso l’alto..una, due, dieci volte… e alla fine mi appare. La Presolana, magnifica, nella sua veste invernale.
Come sempre, come un vero innamorato, tento di abbracciarla con un unico sguardo, dovrei soffermarmi per cogliere tutti i dettagli, ma sto guidando…colgo solo lo spigolo sud…benevolo e assolato, non circondato dai soliti minacciosi nuvoloni estivi.
Ecco, adesso sto anche sorridendo.
Arrivo al parcheggio, scendo dall’auto. Un freddo secco mi prende in faccia, le gambe, le spalle. Mi preparo. Oggi c’è il Pranzo Sociale, ma non mi faccio sfuggire l’occasione di tirare due curve al Pora. Non è chissà quale meta, ma è quella che mi dice una cosa sola. Che l’inverno è arrivato.
Parto, trovo il ritmo subito…salgo bene…la bicicletta tirata fine a tarda stagione da i suoi frutti. Ovviamente non sono solo, la meta è gettonata, ma è presto e salgo in una discreta solitudine. Mi godo freddo, silenzio, panorama e fatica. Arrivo in cima nessuno si spinge oltre le antenne c’è una arietta fredda e tesa. Meglio, vado  prendermela io…e trovo il tempo di starmene lì da solo in silenzio a guardarmi il lago. La luce quasi radente disegna ombre lunghe, ombre invernali. Giochi di luce, giochi di linee d’ombra, cambiano la profondità degli spazi, dei profili delle montagne, degli oggetti. Mi guardo il lago, l’Adamello, la Presolana…verso ovest l’inconfondibile Rosa. Poi Scendo…Partecipo al gioco delle linee aggiungendo le mie: morbide curve in discesa e rigide diagonali in risalita. Tra un’inversione e l’altra tanti pensieri si muovono in testa, ma non sono oppressivi anzi direi gioiosi e pieni di energia sulle cose da fare in questo inverno appena iniziato. Veloce caffè in cima e riparto in direzione dell’auto e del pranzo con gli amici.
Scendendo, sensazioni di libertà…diamoci da fare.
Nando

Riassunto Scialpinistico.

Che stagione è stata quella di quest’anno? Difficile giudicare la
disciplina che più di tutte per me rappresenta la libertà in montagna.
Certamente alcune interessanti gite nuove nelle nostre Orobie ed in Valcamonica
hanno impreziosito la collezione di salite. Stagione bella? Brutta? Discontinua
oserei dire… le domeniche di gennaio e febbraio sono state caratterizzate da
uscite puntuali e dal consueto Raduno Scialpinistico, poi un marzo ballerino ha
consentito solo ai privilegiati che possono decidere il girono buono per
uscire, di mantenere gamba e allenamento per le gite di Aprile. Nella
conclusiva due giorni Altoatesina, si è chiusa degnamente la stagione , con due
sciate perfette con il solito gruppo affiatato e “compatto” per usare un
termine ciclistico. Neve fresca il primo giorno, trasformata e vellutata come
un tavolo da biliardo, il secondo. In generale i “ragazzini” delle stagioni
passate ormai sono adolescenti veri e propri, forti e leggeri, pronti a
“castigare” i più grandi, che dalla loro hanno però esperienza da vendere.

Dovremo aspettare ancora un anno per rivedere comparire le folte barbe
invernali “marchio” inconfondibile degli amanti delle pelli … ma guardando in
sù, verso la Presolana e l’Adamello quasi quasi viene voglia di tirar fuori gli
sci dalle cantine.
Nando
Raduno Scialpinistico