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Cronaca di un’odissea verso il Pizzo Coca

Ciao a tutti amici montanari del GAP di seguito verranno narrate le gesta di un pugno di validi scalatori che addì domenica 25.09 hanno intrapreso la più estenuante via di tutte le Alpi Orobie.
L’idea nasce… Il giorno precedente quando nel tardo pomeriggio il capo spedizione azzarda una proposta di ascensione verso il famigerato Pizzo Coca; è così che il giorno dopo la sveglia squilla alle ore 4.00 e dopo una frugale colazione e una rapida preparazione dell’equipaggiamento ci ritroviamo all’inizio di una giornata che sarà inaspettatamente micidiale. Dando retta ai preziosi consigli del nostro esperto in alimentazione sportiva, nonchè capospedizione Antonio effettuiamo una breve ma golosa sosta ad una pasticceria a Ponte Nossa per un “brioches e cappuccio”. Alle ore 6.20 circa arriviamo a Valbondione (900 m.s.l.m.), zaini in spalla e torce alla mano imbocchiamo il sentiero n.301 muovendoci ancora nella totale oscurità. Il sentiero inizia subito con decisione ma quando vedi a malapena dove metti i piedi e sei ritontito dal risveglio inusuale non è facile accorgersene, comunque dopo aver superato il bivio verso Maslana ci ritroviamo addosso le prime luci del giorno che ci facilitano il cammino. Usciti ormai dal bosco saliamo per un tratto attrezzato di catene superando vari ponticelli di cemento. Verso le ore 8.10 circa, al Rif.Coca (1892 m.s.l.m.), ci soffermiamo per un ulteriore sosta, questa volta solo per un tè (ma sempre per astuto suggerimento del nostro capospedizione) e riprendiamo quindi il cammino lungo il sentiero che costeggia il torrente con il sole che sorge alle nostre spalle. Giunti al lago Coca prendiamo il sentiero a destra che ci fa passare sopra uno scomodo pietraio per arrivare poi a sormontare una cresta che percorriamo fino a quando non avvistiamo un folto gruppo di stambecchi tirando il fiato con un’altra sosta. Da qui ripartiamo verso la Bocchetta dei Camosci (2719 m.s.l.m.) e dopo i primi incontri con la neve e il ritorno di grosse pietre che rallentano il nostro passo, ci fermiamo per una sosta di preparazione al tratto finale verso la vetta. Riscontrati alcuni dubbi tecnici facciamo affidamento al nostro capocordata, grande alpinista Gianni dallo stile impeccabile, che risolve il disguido per poi guidarci alla volta della cima.
Salendo la difficile via ,con prevalenza di roccia molto inaffidabile e passaggi da II,la tenacia di tutti noi è stata messa alla prova e la paura si è presa gioco di noi ( sopprattutto del nostro capospedizione), ma incontrando i nostri compagni, giunti ormai a metà discesa, e stringendo i denti riusciamo a giungere alla meta: Pizzo Coca 3050(m.s.l.m.) dove conosciamo un fotografo che ci immortala davanti alla mitica croce. Sulla vetta ci concediamo un’ulteriore sosta dove Antonio ha cercato di rallegrarsi con una bottiglia di birra ma un’imprevisto ne fa fuoriuscire metà del contenuto incidendo negativamente sul morale del nostro capospedizione mentre ci raggiunge Gino ,partito due ore dopo di noi, ma arrivato in cima con pochi minuti di ritardo (e poi ci fanno i complimenti!). La discesa della vetta si rivela attrettanto ardua della salita, ma arriveremo comunque sani e salvi alla Bocchetta, dove riprendiamo gli zaini e iniziamo il ritorno al Rifugio Coca.
Lungo il percorso ci imbattiamo nuovamente negli stambecchi e come di consueto nelle soste-spuntino archittettate dall’esperto in alimentazione sportiva che vedremo lasciarsi andare in un fantastico duetto montanaro con Gianni.
Giunti al rifugio verso le 16.00 messi a dura prova dalle pendenze del sentiero ci rinforziamo con Coca Cola o semplice tè caldo scambiando qualche parola con il rifugista, quindi ricominciamo la micidiale discesa inseguiti da due capre che si ostinavano a pedinarci. Il tratto di percorso Rif.Coca-Valbondione si è rivelato più lungo e faticoso del previsto al punto tale da condurci allo stremo delle forze (ovviamente Gianni escluso) rallentando la marcia che termina alle ore 18.30 al parcheggio di Valbondione. Come se non bastasse, lungo il ritorno in auto incappiamo in una coda di un’ora, è proprio durante il viaggio che Gianni si destreggia al volante della Volvo mentre Antonio si faceva un pisolino.
In questa avventura erano presenti e ringraziamo Gigi,Vincenzo, Gianni, Antonio ed Edoardo, Andrea,Bruna, MariaTeresa e tutti gli altri.

Grazie a tutti.

Lorenzo e Michele

Notare che non hanno scritto le ore verso P.zo Coca

Vista del Rif.Coca

Prime luci che illuminano il sentiero.

Problemi tecnici nell’equipaggiare Antonio

Duetto Gianni-ZioTone Joska-Joska

3 Commenti a "Cronaca di un’odissea verso il Pizzo Coca"

  1. Michele scrive:

    A breve arriveranno anche le foto che ha fatto Edoardo.

  2. Anonimo scrive:

    Ah ah ah! Divertentissimi i filmati! Complimenti per l'ottima relazione in stile "Alpinismo Eroico"!

    Però, come richiesto dallo stile alpinismo eroico,manca la prova del raggiungimento della vetta! La foto alla croce mentre ansimate esausti piegati sulla piccozza! Rintracciate il fotografo! Scherzo ci fidiamo :)

    p.s. mi sono permesso di apporre piccole modifiche di impaginazione al post, spero non vi siate offesi! Ciao

  3. Michele scrive:

    Fai pure le modifiche che vuoi,purtroppo siamo ancora in attesa delle foto di Edoardo. Intanto grazie.

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