CAMBIA LINGUA

Climb to grow. Arrampicare per crescere (anche noi).

Nel numero di giugno del Nodo si è già parlato a lungo
dell’attività di alpinismo giovanile con i ragazzi, sia di quella passata e di
quella attuale in collaborazione con gli educatori dell’Aeper.  
Volevo aggiungere anche io le mie riflessioni.
Quest’anno la primavera infame ha limitato molto la nostra azione ed è
mancato l’effetto “entusiasmo” che queste iniziative creano se sono fatte in
domeniche consecutive. Reputo positiva, però, la grande aspettativa che aveva
creato l’idea della ferrata, il segnale che alzando un po’ il tiro e proponendo
attività inusuali l’interesse verso le attività in montagna cresce. Un elemento su cui riflettere all’interno del
GAP e con gli educatori.
Tutto sommato, nonostante il meteo,  siamo comunque riusciti ad avere delle discrete
presenze nei due appuntamenti.  In fondo
quando a fine giornata si vedono i ragazzini sorridenti e soddisfatti, che
siano 20 o che siano 5, non è importante.  Si possono fare le cose anche senza la legge
dei grandi numeri. E quando gli stessi cinque ragazzi si presentano l’anno
successivo, evidentemente l’esperienza è piaciuta.
Personalmente ho trovato molto interessante che si avvicinino alle nostre
attività ragazzi i cui genitori sono originari di altri paesi. Andare in
montagna è un abitudine tipicamente delle nostre zone, in qualche modo è parte
integrante della nostra cultura locale. Se bambini provenienti da altre culture
la vivono come altri sport più popolari e conosciuti, beh, da profano mi sembra
un bel segnale di integrazione. Ma forse sto solo ragionando con schemi vecchi
e in realtà per i bambini tutto è molto più naturale di quel che a noi sembra,
sono già un passo avanti.

Nel 1996 il ragazzi del GAP incontravano altre culture sulle cime del
mondo, ora le altre culture incontrano il GAP sulle montagne dietro casa…

..una
bella sfida per tutti.

Nando

Arrampicata al Palamonti: operazioni di imbrago

Due nozioni base…

..e poi via!

Concentrazione…

E relax!

Foto di gruppo finale!

Poieto e Cornagera: i partecipanti

La Regina innevata a Maggio. Foto storica!

Pausa merenda prima di arrampicare

In “Ambiente” c’è qualche timore in più

Che grinta!

Il Nicola e i “suoi” ragazzi

Infine anche “i grandi” si cimentano

Ciao

Parete San Paolo, Via Helena V+,VI, Arco (TN)

Finalmente, con il primo week end utile di tempo accettabile andiamo ad
arrampicare. Avevo voglia di mettere il naso dalle parti del trentino e sentito
Alfio, optiamo per Arco di Trento. 
Respirare un po’ di aria del Lago e vedere
gli arrampicatori  dovrebbe essere
motivante per il proseguo della stagione.
Io ed Elia partiamo un po’allo sbaraglio con in tasca una sola via in
ambiente e qualche sfalesiata. Nulla di più. I trentini ci aspettano al
varco e dopo una serie di vie “di disimpegno” ci propongono il loro vero
obiettivo. Un po’ come quando la morosa prova tre abiti e si riserba si provare
per ultimo quello costosissimo che vuole realmente comprare. 
A sentire i gradi
V+, VI ci si asciuga un po’ la bocca. Inoltre la via è del fantomatico Grill,
un alpinista molto bravo, ma altrettanto discusso in Valle del Sarca. Avevo
letto una lunghissima polemica non so bene su quale forum di montagna in cui
guelfi e ghibellini criticavano o difendevano il soggetto. Per la via, la
roccia, la chiodatura, la filosofia,le prese scavate, gli adepti.
Beh quale migliore occasione per farsi una propria opinione in merito.
La via parte subito bella dritta e a dispetto della chiodatura sportiva
bisogna piazzare un friend. Vedo subito che Alfio e Daniele sono in gran forma,
chiacchierano tranquilli, mentre noi siamo decisamente silenziosi. 
Saliamo piuttosto lenti, ma tutto sommato siamo efficaci. Io non disdegno
di tirare qualche chiodo, puntando soprattutto a non esaurirmi di braccia e di
testa visto che non ho troppa benzina negli avambracci. Pratici e pragmatici.
Da bravi orobici.
La scelta si rivelerà azzeccata soprattutto per il tetto che ci aspetta a
metà via, scenico e spettacolare, che è solo l’antipasto dell’ultimo tiro,
ancora più ostico. Quando pensi di essere fuori ecco che un bello strapiombo (VI)
decisamente chiodato lungo (e male) ci sbarra la strada verso la meritata
birretta. A questo si è aggiunto un inspiegabile attrito della corda che
proprio non voleva saperne di seguirmi. Beh tira e tira e ritira alla fine
riesco a mettere un piede dove volevo e a tirarmi fuori dai pasticci. Con
qualche bel capello bianco in più. Il chiodino era bello in basso e saltare giù
non sarebbe stato simpatico.
Ora ho finalmente un termine di paragone quando sento parlare di Grill. La
via mi è piaciuta, la chiodatura un po’ meno. In alcuni punti inutilmente
ascellare, in altri dove serve lunghissima. L’instabilità di alcuni massi nei
pressi delle soste o nei tiri di collegamento richiede attenzione. In ogni caso
assolutamente non mi è sembrata uno scandalo.

La giornata si è conclusa con una bella passeggiata ad arco, assediata dai
ciclisti, e con l’acquisto dell’ultimo friend della serie. La degna gratifica
di  fine giornata.
Placca a buchi del secondo tiro

Placca compatta del Terzo

Sequenza di Daniele che supera il tetto

La valle

 Elia “sbuca” dal tetto..

Sosta aerea!

Alfio sull’ultimo osticissimo tiro, noi osserviamo concentrati.

E infine provati, ma belli come il sole a fine via!

…..mmm compro o non compro?

Nando

A ben dire…

A ben dire l’arrampicata è probabilmente la disciplina che preferiamo, così nell’incertezza del nostro clima tropicale alpino, cerchiamo di mettere a frutto le ore trascorse sulle prese di plastica: certo solo un poco di falesia, ma bisogna pur iniziare, spronati dagli esperti del gruppo…
Così anche le nuove leve passano all’azione, ognuno con il proprio stile…

…chi con la giusta cattiveria
 

…oppure con fascino femminile

… e la Cornagera poi, come sempre, ridimensiona le nostre velleità…. (la foto mi si è caricata un poco distorta, non so ben il perchè, ma forse rende anche meglio la rudezza del gesto…)

alla prossima…
Marco

Piove…alpinisti ladri.

Con il monsone orobico che imperversa ormai da due mesi e mezzo, a noi poveri tossici del verticale non ci resta che rubare qualche ora di meteo benevolo prima che una nuova perturbazione rovini la finestra di bel tempo.

Sabato un classico per sgranchire le gambe e la testa, la riconoscete?

è l’uscita di Pastasciutta e Scaloppine. Un’evergreen dei Pilastri di Rogno.

Infine Io ed Elia, foto per la cronaca, duri e puri, a testimonianza per gli anni futuri.

a proposito di anni leggendo nel blog, pare proprio che il 2011 sia stato un anno simile con una primavera estremamente piovosa. Beh a fine stagione numerose vie all’attivo. Che sia di auspicio anche per questo 2013.

Nando

Tempi di Vendemmia

Quasi in punta di piedi siamo entrati in autunno. Mentre per qualcuno è tempo di vendemmia, altri trovano il tempo di passare una divertente mattinata in parete. Settimana troppo faticosa e tempi troppo stretti per concederci qualcosa in montagna. Optiamo per il classico “antimedale”. Fa una certa impressione, abituati alle dolomiti, tornare su pareti più corte e vegetate. Ma la roccia offre senpre una aderenza fantastica e il sole e il caldo rendono piacevole l’esperienza. 
L’autunno è iniziato, ma la stagione di roccia non è ancora finita. 
Nando
Primi raggi di sole sulla via Chiappa
Terzo tiro: siamo stranamente l’unica cordata sulla via
Per aggiungere “sapore” alla giornata, Elia con coraggio effettua il suo primo “tiro” da capocordata
A fine via, l’immancabile foto di rito

Grande Cir-Via Demetz (IV+,V)

Una giornata semplicemente perfetta. Metti un cielo azzurro, come non lo hai mai visto in montagna. Un sole caldo, ma con un aria frizzante. La compagnia di 4 amici fidati. E una via d’arrampicata classica. Mischia questi ingredienti, come in uno shaker da barman e otterrai una arrampicata fresca e inebriante. Tipo un ottimo mojto. 
Ma se per un cocktail non devi mai esagerare, per la via Demetz, non devi mai abbassare la guardia. La via offre passaggi dal quarto superiore al quinto. L’arrampicata impegna soprattutto perchè la roccia non è mai pulita…ha sempre una fastidiosa patina polverosa ad eccezione degli ultimi due bei tiri in placca. Più in basso passaggi originali, da affrontare sempre con le orecchie belle dritte. 
Anche i partecipanti sono ben assortiti, Alfio, Marco, Chiara ed Elia. Un ottima “biodiversità”  tra navigate volpi della roccia, eleganza femminile, giovane esuberanza in cerca di adrenalina, conoscitori delle crode dolomitiche. 
Un occasione per osservare anche “stili” e “letture” diverse sulla roccia, tra i miei abituali compagni di cordata. E così ognuno supera il tiro chiave con movimenti diversi, leggeri, tecnici, di forza o timorosi. Dove Marco passa con aerea spaccata io indovino un delicato traverso. Dove una cordata “tira dritto” l’altra “smezza” con una sosta. 
E così la roccia diventa la materia prima dove noi disegnamo il nostro modo di essere.
In quel preciso luogo. In quel preciso istante. 
La via

Marco e Nando sul passo di V

4° tiro: Marco in spettacolare spaccata, io traverso delicato

Momenti di arrampicata

Momenti di relax in sosta

Ultimo passaggio impegnativo

Ultimi tiri!

In cima!

Belli come il sole!

Piz Ciavazes-Via Della Rampa (IV)

C’è un inglese, un tedesco e un italiano.
Sembra l’inizio di una barzelletta. E invece è l’inizio della via della Rampa al Ciavazes.
Siamo in tre cordate io ed Elia, due tedeschi e 3 inglesi.
Aprofittando della ferrata di domenica partiamo venerdì mattina per fare questa via. Mi sembra il giusto compromesso tra la sveglia alle 5.30, i 300 e rotti km di strada e il giovane compagno di cordata, che deve macinare metri ed esperienza.
La salita è molto interessante 310 m di sviluppo su roccia solida, difficoltà mai elevate, ma pur sempre IV dolomitico e il giusto grado di attenzione. Pochi chiodi e tiri sempre da proteggere.
La partenza è un po’ stressante e affollata, la cordata inglese passa abbondantemente i 70 anni e si muove lentamente con metodi di assicurazione mai visti in arrampicata “moderna” e piuttosto rischiosi. Ci mettiamo in coda ai tedeschi, molto veloci. E saliamo senza intralciarci troppo. Come ogni buon alpinista tedesco non proprio “delicati”…mentre loro escono ci regalano una bella scarichetta di sassi che fischiano a poca distanza dalle nostre teste. Forse non hanno ancora digerito i due gol di Balotelli agli europei.
In pochi minuti usciamo anche noi e completiamo la salita in due ore e mezza. Siamo stai bravi, il Bernardi la segnala in 3 ore.

Bello arrampicare in dolomiti, tra tante lingue che si intrecciano, ci sentiamo fortemente “internascional”, come quelli veri!

La linea della via

Primo tiro, l’evidente rampa, in mezzo gli inglesi in alto il tedesco

Elia alla partenza e in azione

Il tiro chiave, un camino di IV, poi sopra la placca più bella

Elia in sosta si cimenta con l’esposizione e l’ambiente


In uscita, il meritato relax belli come il sole!

Doppia in perfetto stile…

Via del Gran Pilastro. Pale di San Martino.

Lunedì, pausa pranzo. 
“Allora cosa hai fatto ieri? Sei andato in montagna?”
“Si.”
“hai scalato ancora? cosa hai fatto?”
“Sono andato alle Pale di San Martino, ho salito la via Gran Pilastro…un vione bello logico ed elegante”
“Elegante?”
“Si.”
 “Ah Ah Ah! Elegante? ma com’è possibile?” …le mie colleghe ridono. 
Eh già…l’eleganza per loro è un bel vestito, la scarpa col tacco i capelli in ordine e un filo di trucco, non troppo. Non certo quello che sono io in quel momento, a Milano, nella settimana di ferragosto. T-Shirt da 10 euro, pantaloncino corto e un’orrendo paio di scarpe da ginnastica bianche, che da sempre ti danno quel tocco un po’ da sfigato. 
Hanno ragione in effetti. Il concetto di eleganza è ormai associato solo alla moda, all’immagine, a un prodotto che ti vogliono rifilare. Noi rocciatori, che diamine, lo usiamo impropriamente se lo associamo a una montagna o a una via di roccia. 
In quel preciso momento, mentre aspetto la pizza, realizzo che mi passa la voglia di spiegare. Capisco che certe salite, che aspettavi da tempo, non hai voglia di sbandierarle a chiunque. A chi volevi farlo sapere, per condividere la tua soddisfazione, hai già mandato un sms. In fondo è una cosa che è nata, tra te, il tuo compagno di arrampicata e la montagna. Quella precisa montagna e quella via. 
Si alimenta giorno dopo giorno, senza che tu stia neanche a pensarci. Ma quell’idea che ti si ficca in
testa la abbandoni solo nel momento in cui la realizzi. E per noi ci è
voluto un anno, ci avevamo già provato, ma le condizioni meteo erano
incerte e noi meno allenati. 
Come ogni salita importante è stata preceduta da una notte pensierosa. Dobbiamo salire veloci, dobbiamo valutare bene il meteo, dobbiamo fare tiri lunghi, dobbiamo azzeccare la via. Difficile prendere sonno tra tutti questi doveri. 
Alla fine la via del Gran Pilastro si è rivelato un gigante benevolo. Probabilmente anche per il fatto che eravamo ben preparati ad affrontarla. Poco materiale tecnico indispensabile, preparato la sera prima, acqua e cibo calcolato. Siamo saliti veloci, con tiri lunghi, proteggendoci il giusto ed evitando qualche trabocchetto.  Non abbiamo sbagliato niente e quando finivamo la corda, una sosta o una clessidra era a portata di mano per recuperare il compagno. 
Immersi in questa vasta parete, senza altre cordate, abbiamo sperimentato il piacere di confrontarci con un grande ambiente, su roccia magnifica… 600 metri di dislivello, 800 m di svilluppo, 16 tiri di III e IV grado.
Su queste dimensioni sperimento per la prima volta anche me stesso. Una via dove non contano solo i muscoli, ma anche una buona dose di esperienza e intuito. Saliamo con un bel ritmo, costanti e determinati e in 6 ore e mezza siamo in vetta. L’idea originale prevedeva il bivacco, ma è presto, il tempo è buono e dopo una breve pausa affrontiamo la temuta discesa. Non banale, assolutamente non banale. Passaggi di II e III grado in discesa, traversi esposti e traccia non proprio segnalata al meglio. Impieghiamo due ore per fare 200 m in linea d’aria. Alla fine usciamo belli stanchi…ancora un ora per il rifugio. Percorriamo il sentiero all’imbrunire tra le nebbie e alle 20.00 siamo al Rosetta. Sono passate 4 ore da quando abbiamo lasciato la cima. 
Mariano, il rifugista ci riconosce…
“Da dove arrivate?”
“Abbiamo fatto il Gran Pilastro”.
“Ah! Bravi….bravi….”
Ci sorride compiaciuto. Ci fermiano a parlare un po’ per qualche dettaglio sulla salita. Se tutti hanno firmato il libro di vetta siamo la quarta cordata a ripeterla quest’anno. Mariano ci informa che è presente una nota guida e lo affronterà con una cliente il giorno dopo. Poi con un pizzico di malizia aggiunge “…si maaa… non sa neanche dov’è la Pala di S. Martino!”. 
Ridiamo insieme.  Mi piace pensare che sia stato il suo modo per farci i complimenti. 
La via (fonte www.pareti.it)

Verso l’attacco

Alfio mi raggiunge sul secondo tiro

Quinto tiro: Inizia la serie dei  Camini (4 tiri)

Persi in un ambiente grandioso

Momenti di arrampicata nella parte alta

Usciamo dalle difficoltà, il bivacco ci annuncia la cima

E’ fatta!

Concentrazione in discesa

Le nebbie ci avvolgono

Su quella cresta siamo fuori dalle difficoltà

Siamo Fuori (affaticati)

Il tratto di discesa complicato

Panorami dal sentiero

Tra le nebbie compare il Rosetta, andata!

Buona la prima

Nell’interregno tra le vacanze in montagna e le vacanze al mare mi organizzo per un blitz in Presolana.

Come ogni anno almeno una volta bisogna salirla.

Arrivo dalle dolomiti, sono allenato…dunque approfitto del giovane entusiasmo di Elia e gli propongo il classico spigolo sud. La sua prima via in montagna. 
Il giovine è motivato e non obietta sulla partenza, 6.30 tonde tonde. Puntuali saliamo al passo e alle 7.20 stiamo già camminando zaini in spalla. 
Sudiamo come in sauna per il gran caldo e in un ora e mezza siamo all’attacco. Mi preoccupano un po’ le nebbie, che potrebbero trasformarsi in nuvole e temporali. 
Saliamo veloci e tiro dopo tiro gli squarci di azzurro ci rassicurano. Possiamo salire ragionevolmente sereni. Elia è un po’ teso all’inizio e in fondo lo sono anche io anche se non lo do’ a vedere…di solito condivido la responsabilità del “primo” di cordata con il compagno…questa volta sono io l’unico punto di riferimento. La roccia però ci infonde il giusto grado di serenità. 
Compiamo il nostro piccolo grande viaggio su diversi terreni, parete aperta, roccette e canali, creste e infine la vetta. Mi gusto la pace della vetta e la giusta soddisfazione di Elia. Con ragionevole calma, ma non troppa scendiamo. 
La birra e piadina finale sugella l’impresa. Complimenti a Elia, veloce determinato e sicuro. 
La Presolana sempre “dura” e austera si è dimostrata ancora una volta benevola.

“Buona la prima!”

Nando

                                                                        Primi tiri
Nebbie presolaniche e bivacco Città di Clusone
Foto “Facebook”
Sul traverso del 4 tiro…l’allenamento a Valgua ha il suo perchè
In vetta…ci sono anche io!
Scorci in discesa
                                                                 Ospiti ai cassinelli

Jim Bridwell de noattri al Campanile di Valmontanaia

Posto due foto gentilmente concesse dai due protagonisti, dell’impresa dolomitica di Carlo “il
bello” e “il Pezza” partiti in esplorazione settimana scorsa per
le dolomiti Friulane.
Se fossi un giornalista
esalterei con la cronaca, le epiche fatiche, della fortissima cordata che
impavidi, sfidando la montagna in una lotta estenuante, hanno raggiunto la
vetta al Campanile di Valmontanaia, per la via la via glanvell-von
sar. 
Però, verrei smentito dalla
foto di vetta dove i due sembrano paciosi e rilassati. E verrei tradito
dall’improbabile look frikkettone cascogiallo-pantalonegiallo
capellolungo e baffone del Carlo, che mal si conciliano con l’iconografia
classica dell’alpinista eroico e della lotta con l’alpe e più si avvicina al
look dei Californiani “anni 70″.  

Pertanto mi limito a fare i complimenti ai due e, anche se colto da una gelosia “affettiva” nei confornti del pezza che scala con “il mio” socio Carlo…colgo l’occasione di ricordargli, che, magari, se evitano di andare in settimana mi posso aggregare anche io.
Bravi!
Il Campanile di Valmontanaia
Belli come il sole in Vetta!